Referendum, Maroni: "Giuste le dimissioni di Renzi". Sms a Sala: "Milano è forte"

Nelle prime ore dopo la sconfitta al referendum Renzi ha contattato Sala. Intanto la politica milanese fa i conti con l'esito del voto

Un recente incontro a tre fra Renzi, Sala e Maroni

Un recente incontro a tre fra Renzi, Sala e Maroni

MIlano, 5 dicembre 2016 - "Minimizzare sarebbe un suicidio". La frase di Pierfrancesco Majorino è una delle analisi del mondo politico milanese il giorno dopo la debacle referendaria per il comitato promotore del Sì (SEGUI LO SPECIALE REFERENDUM) e dopo la notizia delle dimissioni di Renzi. In città l'esito del referendum ha dato ragione al Sì, (51,13% a favore contro il 48,87% contrari), ma a livello nazionale ha vinto il No con il 59,11%Le due parti adesso fanno i conti con il dato uscito dalle urne e immaginano il futuro della politica nazionale e cittadina. Alcuni membri della Giunta hanno pubblicato una frase sui social per esprimere il proprio punto di vista. "Renzi ha fatto la cosa più giusta e un discorso molto serio (e dallo stile assolutamente insolito per questo Paese) - commenta ad esempio l'assessore al Welfare -. È evidente che il risultato è di tali dimensioni che vi è un significato tutto politico in quel che è accaduto. Minimizzare sarebbe un suicidio. Speriamo di riuscire a discutere davvero, nel PD, su quel che accadrà".

SALA - Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha detto di essersi scambiato alcuni messaggi con il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, dopo l'annuncio delle sue dimissioni. "Negli sms che mi ha spedito, Renzi mi ha detto che Milano avrebbe tratto giovamento da questo governo, ma ha anche aggiunto che Milano e' forte" ha affermato Sala a margine della presentazione di un'iniziativa culturale nella sede del municipio di Milano. In ogni caso, ha aggiunto il sindaco, "non temo scossoni dal voto di ieri", e "mi auguro che un governo venga ricostruito a breve, che tenga la barra dritta, mantenga rapporti positivo con l'Europa e ci porti a votare il prima possibile". "Il discorso fatto ieri in tv da Renzi l'ho trovato profondo e di grande dignita'", ha continuato Sala aggiungendo di non temere ricadute sulla citta' a seguito della caduta dell'esecutivo Renzi: "il patto su Milano e' gia' passato nel Cipe, Milano e' vero che ha bisogno dell'appoggio del governo, ma e' anche vero che qualunque governo ha bisogno dell'appoggio di Milano".

"Renzi ha fatto quello che mi aspettavo, perche' l'aveva detto, e non solo nelle dichiarazioni ufficiali: ero certo che, se il Si' avesse perso, avrebbe lasciato. Ma mi dispiacerebbe se, con questa sconfitta, non fossero riconosciute al premier delle riforme che ha indubbiamente fatto. Per Milano non credo possa cambiare molto. Perche' se e' vero che Milano ha bisogno del governo - di un governo - per realizzare i grandi progetti che stiamo mettendo in campo, e' altrettanto vero che qualunque governo avra' bisogno di Milano.

MARONI - Discorso simile anche da parte di Maroni. Il presidente della Lombardia, Roberto Maroni, crede che si debba «rendere l'onore delle armi» a Matteo Renzi. A Radio 24, l'ex ministro ha spiegato che dopo il risultato del referendum «poteva tergiversare, invece ha fatto quanto era giusto: dimettersi». «Il Presidente del Consiglio - ha aggiunto - ha commesso una serie di errori gravi, ma quello fatale è stato personalizzare il referendum». Certo «bisogna capire cosa succede adesso», ma «non è il finimondo, anche l'andamento dei mercati lo conferma. Io - ha aggiunto - penso che in ogni crisi ci possa essere anche un'opportunità. Per l'Italia è quella di avere un governo finalmente scelto dal popolo». Maroni si è detto soddisfatto della vittoria del no anche perché «questa riforma avrebbe, ridotto di molto i poteri delle Regioni, soprattutto di quelle virtuose come la Lombardia».

"Il risultato del referendum ricalca quasi ovunque quello delle ultime elezioni. Renzi si avvicina al suo massimo delle Europee, ma cambiare la Costituzione coi soli numeri sicuri della maggioranza parlamentare (ottenuta col premio di legge) non è stata una sfida alla politica, ma all'aritmetica - argomenta il radicale Lorenzo Lipparini -. Si conferma anche nella pratica che per riformare le regole servono maggioranze nel paese, quindi trasversali".

"Resta la piccola soddisfazione di aver vinto a Milano, resta l'orgoglio di aver votato si", scrive invece l'assessore al'Urbanistica, Pierfrancesco Maran.

SALVINI - Intanto, da via Bellerio, Matteo Salvini detta le linee guida della politica nazionale leghista. "Non siamo disposti a sostenere nessun governo che tiri a campare ma siamo disposti a votare con qualsiasi legge elettorale la Consulta ci permetterà di fare. Ci sconcerta il totonomine per il premier di queste ore. È di pessimo gusto. Vuol dire fregarsene di quello hanno scelto gli italiani ieri, che vogliono tornare al voto".

MILANO (LEGGI) - L’analisi del voto Municipio per Municipio, poi, conferma il trend già registrato alle Comunali del giugno scorso. Nel centro storico una stragrande maggioranza vicina al Pd di Renzi, nei quartieri periferici una situazione molto più equilibrata. Nel Municipio 1 il 'sì' è al 64,8% e il 'no' al 35,1%. Vince il 'sì' anche nel Municipio 3 (53,6 a 46,3%), nel Municipio 4 (51 a 48,9%), nel Municipio 6 (58,8 a 49,1), nel Municipio 7 (50,5 a 49,6) e nel Municipio 8 (50,04 a 49,96). Vince il 'no', invece, nel Municipio 2 (52,1 a 47,9), dove c’è via Padova, nel Municipio 5 (50,4 a 49,5) e nel Municipio 9 (53,7 a 46,5). Risultato finale nei Municipi: 6 a 3 per il 'sì'. Risultati, quelli delle zone, che in parte sembrano ricalcare quelli delle scorse comunali, almeno a livello di equilibri politici. Sei mesi dopo, Milano si conferma un feudo renziano. Allora il capoluogo lombardo fu l’unica grande città a vedere la vittoria del centrosinistra che invece perdeva a Roma e Torino. Allora i cittadini elessero un sindaco, Giuseppe Sala, vicino al premier e al Partito democratico. Sei mesi dopo, alla consultazione di ieri, gli elettori hanno dato un giudizio positivo sulla riforma costituzionale targata Renzi e Pd.

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