Passera: "Subito un prefetto per Milano. La sicurezza è la priorità"

Corrado Passera: necessario un presidio in tutti i quartieri di SANDRO NERI

Il direttore Giancarlo Mazzuca e il candidato sindaco Corrado Passera ieri al «Giorno»

Il direttore Giancarlo Mazzuca e il candidato sindaco Corrado Passera ieri al «Giorno»

Milano, 19 novembre 2015 - Nel suo sito Internet, a sottolinearlo, c’è anche un countdown. Che oggi segna il numero 19. Diciannove giorni che la più importante poltrona di corso Monforte risulta vuota. «Milano non può restare senza prefetto, a maggior ragione in questi giorni di allerta massima in tutti i Paesi europei dopo i tragici attentati di Parigi. Pur ribadendo la mia profonda stima nei confronti degli Uffici della Prefettura che stanno gestendo la situazione dell’ordine pubblico in città, chiedo con forza al ministro dell’Interno Angelino Alfano di procedere al più presto con la nomina». Corrado Passera, candidato sindaco di Milano, sollecita ancora una volta il titolare del Viminale e precisa: «Serve un prefetto subito. E serve a tempo pieno e con una grande esperienza alle spalle. Come si conviene a una realtà come quella milanese, tra le più impegnative d’Italia».

Solo impegnative o, a suo giudizio, anche a rischio sicurezza?

«Una recente classifica internazionale vede Milano come diciottesima città su 19 per livelli di sicurezza. Non significa fare allarmismo, ma dobbiamo avere coscienza dei problemi. E rispondere in maniera forte. Sono i cittadini a chiederlo. Lo vedo ogni giorno, nei giri che effettuo nei quartieri».

La gente chiede più sicurezza?

«Il livello di insicurezza percepita è molto alto. E non può essere altrimenti, viste le statistiche sui reati. Dal 2010 al 2013 le rapine nelle abitazioni sono cresciute dell’11,3 per cento, quelle in strada del 44. Le violenze sessuali del 20, i furti in casa del 49,9. La gente non è preoccupata tanto della criminalità, quanto della violenza diffusa. La spaventano le risse davanti ai bar, le band di latinos, le strade in mano allo spaccio. Tutte situazioni che impongono un giro di vite».

Facile a dirsi. Ma risorse e uomini da impiegare sulla prevenzione e la repressione dei reati scarseggiano ogni anno di più.

«Proviamo a mettere ordine su questo fronte. Le risorse vanno trovate e si troveranno. Nel mio programma elettorale è già precisato a quanto ammontano e dove andranno reperite. Il primo punto, però, è prevedere una diversa organizzazione delle politiche e delle strategie in campo».

Anche lei suggestionato da piani d’azione?

«La parola chiave è integrazione. Integrazione delle forze dell’ordine che operano sul territorio. Polizia di Stato, carabinieri e polizia locale. A quest’ultima spetta un ruolo fondamentale, di controllo e presidio delle strade cittadine. Molto di più dei servizi del vigile di quartiere. Le pattuglie della polizia locale sono un presidio diffuso. E aiutano a comunicare ai cittadini che la sicurezza c’è e viene garantita dal lavoro quotidiano delle forze dell’ordine. Cui va affiancato, però, anche l’esercito».

L’operazione «Strade sicure»?

«Un esperimento positivo, che va ripetuto. La città ha bisogno di proseguire nel modello utilizzato durante i sei mesi di Expo, con una sala di controllo comune che coordini in modo virtuoso le operazioni delle forze dell’ordine. Gli uomini dell’esercito, inoltre, concentrati sul presidio di alcuni obiettivi, consentono di sgravare di parte del lavoro le forze di polizia, permettono loro di avere più agenti e pattuglie da impiegare sulla strada».

In realtà Milano rischia di perdere anche gli uomini della Voloire, nonostante l’apporto assicurato nei sei mesi dell’Expo.

«Il trasferimento del reggimento va assolutamente evitato. La Voloire deve rimanere alla caserma Perrucchetti. Soprattutto alla luce del trasferimento di molti poliziotti da Milano a Roma, per il Giubileo».

Il suo è più un appello o un impegno?

«Un impegno, che mi prendo da candidato sindaco. Le risposte che la città aspetta sui temi della sicurezza toccano al Comune. E in primis a chi lo guida. Io credo nella figura del sindaco responsabile».

Un sondaggio Ipsos la dà al 12 per cento.

«È un dato di cui siamo contenti. Dimostra che questi tre mesi di dialogo con la città sono serviti. Siamo più avanti della tabella di marcia».sandro.neri@ilgiorno.net

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