La ’ndrangheta nei cantieri Expo Teem: affare da 40 milioni di euro

«Un lavoro ora di 40.000.000 di euro nell’Expo... a Melegnano... io già ho parlato, tutte cose». Il cognato del boss Giuseppe Galati (Gaetano Mangialavori), che prende il suo posto nella società di famiglia Edilscavi per togliere all’impresa quell’odore di ’ndrangheta, parlava con Galati mentre era in carcere (per stupefacenti) di Mariella Rossi

Operazione "Quadrifoglio"

Operazione "Quadrifoglio"

Milano, 30 ottobre 2014 - «Un lavoro ora di 40.000.000 di euro nell’Expo... a Melegnano... io già ho parlato, tutte cose». Il cognato del boss Giuseppe Galati (Gaetano Mangialavori), che prende il suo posto nella società di famiglia Edilscavi per togliere all’impresa quell’odore di ’ndrangheta, parlava con Galati mentre era in carcere (per stupefacenti). E parlava della possibilità di entrare nei sub-appalti della Tangenziale Est Esterna di Milano. Con una semplice riverniciatura dell’asset: L’Edilscavi del boss passava ai due parenti stretti, i cognati: Gaetano Mangialavori e Domenica Montele.

Così la 'ndrangheta si mette sulla scia di Expo, per infilarsi nelle diramazioni dei grandi affari in vista del 2015. E se tecnicamente l’Esposizione e le sue opere non c’entrano - come ieri ha sottolineato il commissario Giuseppe Sala -, il lavoro d’indagine della Dda che porta in carcere per mafia tredici uomini, segnala «documentalmente», «una grave e pericolosa infiltrazione mafiosa nei cantieri» della Tangenziale Est Esterna di Milano, proprio «in vista dell’Expo». La prognosi è confermata dal lavoro dei pm a corredo della richiesta di misura cautelare del gip Alfonsa Ferraro, che l’altro ieri ha individuato in piena attività due famiglie ndranghetiste: i Galati apparentati ai Mancuso di Limbadi e la ndrina della Locale di Mariano Comense di Salvatore Muscatello. Al centro di queste attività i due subappalti ottenuti da una ditta di Modena e una di Monza per 450 mila euro, per la realizzazione della Tangenziale Est, Teem, e lavori effettivamente ottenuti dalla Edilscavi, facilmente riconducibile al boss Galati, ora di nuovo oggetto di misura cautelare.

L’aggiunta Ilda Boccassini e i sostituti Paolo Storari e Francesca Celle ricostruiscono che il 12 febbraio 2014 la Prefettura di Milano manda al Consorzio Costruttori Teem una dichiarazione tranquillizzante: «Nei confronti della Edilscavi e delle persone indicate nella documentazione non sono state accertate cause ostative» rispetto alla normativa anti-mafia; «dalle verifiche disposte non emergono elementi relativi a tentavi di infiltrazione mafiosa nell’ambito della società... e pertanto concede alla ditta Edilscavi la liberatoria provvisoria, ai sensi delle linee guida di Expo». Ma i pm arrivano a conclusioni diverse: «Dalla Banca dati “Consorzioteem“ si rilevano due appalti affidati in data 28/11/2013 da Grandedil srl a Edilscavi» per 450mila euro. Uno per il «trasporto di rocce e terre da scavo», l’altro per il «noleggio a freddo di macchine operatrici». Quella società è «direttamente riconducibile alla ‘ndrangheta e gestita in via diretta dal carcere da Giuseppe Galati». Secondo i pm, che dalla conversazione di Mangialavori con Galati desumono «accordi con la Grandedil», che aveva preso l’appalto Teem proprio per 40 milioni, c’è «la comprovata presenza in un cantiere Expo di una società direttamente riconducibile alla ‘ndrangheta».

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