LIBRI A CONFRONTO DI ANTONIO CALABRO' In questa strana estate diluvia anche a Vigàta

Quattro gialli per la lettura agostana: Una mutevole verità di Carofiglio, Albergo Italia di Lucarelli, La piramide di fango di Camilleri e I milanesi ammazzano di sabato di Giorgio Scerbanenco di Antonio Calabrò

Libri a confronto di Antonio Calabrò

Libri a confronto di Antonio Calabrò

Milano, 2 agosto 2014 - “Perché il cane non ha abbaiato?”. È una frase chiave di Sherlock Holmes in “Silver Blaze”, un racconto di Arthur Conan Doyle. E se la ripete spesso Pietro Fenoglio, maresciallo dei carabinieri, quando in un’indagine difficile cerca la dissonanza, “i piccoli oggetti mancanti, le posture innaturali, i gesti forzati, i lievi affanni, i rossori, gli sguardi che fuggono o indugiano troppo, le presenze o le assenze”, i dettagli insomma in grado di mettere l’inquirente sulla giusta strada per la soluzione del caso. L’inquirente, naturalmente, che sa ascoltare, vedere, capire. Come Fenoglio, che a tutte queste caratteristiche aggiunge anche umanità, misericordia e ironia.

È il protagonista di Una mutevole verità di Gianrico Carofiglio per Einaudi, ha origini piemontesi (cognome omaggio alla letteratura di quella regione) e lavora a Bari. Fa “collezione di aforismi di Conan Doyle”. E gli tocca indagare sull’omicidio d’un uomo, trovato in casa con la gola tagliata. La soluzione pare fortunosamente a portata di mano: una testimone loquace e scrupolosa ha visto un ragazzo fuggire, buttare via un pacchetto insanguinato, salire su un’auto di cui ha trascritto la targa. Tutto a posto, dunque? No, troppo facile. E troppe dissonanze. Manca, per esempio, il movente…Meglio non fidarsi delle pur solide prime impressioni e fare e soprattutto farsi molte domande. “Allenarsi a osservare. Non solo con gli occhi. Guardare, ascoltare, toccare, anche annusare”. Un sentore di Poison, un profumo di Dior, per esempio…

È un lettore di Conan Doyle anche il capitano Colaprico, comandante dei Regi Carabinieri di Asmara, Colonia Eritrea, protagonista di Albergo Italia di Carlo Lucarelli, per Einaudi. E “lo Sherlock Holmes eritreo” è il suo aiutante, Ogbà, uno zaptiè, un militare di colore. Tutto comincia con un suicidio d’un tipografo italiano, che ben presto si rivela come omicidio. Poi, una strana rapina, d’una cassaforte. E la strage d’una banda di ladri. E tutto un via vai di militari arroganti, corrotti e raccomandati, agenti segreti che si spacciano per geologi, una donna, Margherita, bellissima e disinvolta, una giovane ualla, prostituta monella, che crea confusione… È l’Italietta fine Ottocento dei traffici e della politica avida, mentre si allungano anche lì, in Africa, le ombre dello scandalo della Banca Romana. E quel tristo paese somiglia tanto, nei racconti di Lucarelli, a una certa Italia di oggi. Meno male che c’è uno scrupoloso investigatore come Colaprico.

O, per venire ai giorni nostri, e per passare dai carabinieri alla polizia, come il commissario Salvo Montalbano, che in La piramide di fango di Andrea Camilleri, in una Vigàta insolitamente piovosa e triste, indaga su un omicidio che si vuol fare passare per “storia di corna”, su un giro di strani appalti, su traffici economici delle famiglie mafiose. Invecchia, Montalbano. Ma ha pur sempre un guizzo d’intelligenza originale…

È la stessa dote di Duca Lamberti, protagonista di I milanesi ammazzano al sabato di Giorgio Scerbanenco, di cui Garzanti ha avviato la ripubblicazione. Qui si indaga sulla scomparsa di Donatella, una ragazza bellissima di 27 anni con la maturità di una bambina…Milano è cupa, stringe il cuore. “Ma tu, Duca, sei un buon medico e un buon poliziotto. Vieni, usciamo un poco…”

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