A Milano presto "Pane dal cielo", un film neorealista sui senzatetto

L'idea è di Giovanni Bedeschi, regista pubblicitario di successo, che fin da ragazzo si ritaglia del tempo da dedicare al prossimo

La storia racconta un miracolo a Milano che cambierà gli sguardi

La storia racconta un miracolo a Milano che cambierà gli sguardi

Milano, 18 maggio 2016 - L'idea è di Giovanni Bedeschi, regista pubblicitario di successo, che fin da ragazzo si ritaglia del tempo da dedicare al prossimo. Un vecchio sogno nel cassetto: fare un film dedicato agli homeless milanesi. Per anni, infatti, nelle pause di lavoro, Giovanni ha regalato con regolarità qualche ora alla mensa dei poveri dell’Opera San Francesco, che ogni giorno a Milano sfama centinaia di senzatetto. E lì, inevitabile per uno abituato ad aprire gli occhi e le orecchie alle storie, ha visto e sentito esperienze che definisce straordinarie, emozionanti.

«Ho capito anzitutto che basta veramente poco per trovarsi per strada - dice - Papà separati, pensionati con la minima, gente che viene a Milano a cercare fortuna ma poi si ritrova per strada, imprenditori falliti, operai senza lavoro, perché le fabbriche hanno chiuso, malati psichici allo sbando, profughi di vari paesi e etnie». Ecco la genesi di «Pane dal cielo», un film destinato al grande schermo, certo, un progetto sociale, ma anche e soprattutto solidale, perché il ricavato del lungometraggio verrà devoluto proprio a chi assiste i clochard a Milano.

I primi venti minuti sono già stati girati e si possono vedere, insieme al trailer, sul sito www.panedalcielo.com. Ma, anche se gli attori hanno accettato di lavorare gratis (e tra loro c’è Paola Pitagora), anche se il regista e i suoi ragazzi lavorano «in economia», per completare l’opera serviranno circa 250 mila euro. Lo scorso autunno è partita la così campagna Indiegogo per raccogliere le donazioni necessarie a concludere la realizzazione del film. Purtroppo, non è stata raggiunta la somma necessaria, quindi Giovanni ha deciso di finanziare l’opera in prima persona, anche se le donazioni private e delle aziende sensibili al progetto sociale sono ben accette.

«La scelta di ricorrere al crowdfunding - spiega il regista - non è casuale, ma deriva dalla volontà di produrre il film in autonomia, nel rispetto dei contenuti, e di avere la massima libertà nella scelta degli attori e dei talenti». Se il progetto andrà in porto, e nessuno sembra avere dubbi in materia, una volta pagate le spese, il ricavato del film andrà a beneficio di due onlus milanesi (Fratelli di San Francesco e Progetto Arca), oggi decisivi supporti alla soprtavvivenza e alla dignità dei senzatetto milanesi.

Chi volesse seguire l’iter del film può farlo sui social Facebook, YouTube, Twitter e sul sito ufficiale www.panedalcielo.com., dove si trovano anche tutte le modalità per sostenere il progetto.

L'INTERVISTA A GIOVANNI BEDESCHI

Cosa le ha insegnato la sua esperienza da volontario tra i senzatetto? «Che sono uomini - spiega Giovanni Bedeschi - proprio come noi. Direi che i senza dimora siamo noi. Per fortuna abbiamo un Papa che ha acceso i riflettori sulla povertà, perché prima era una realtà invisibile. L’idea era mettere in scena un film che accendesse la luce su questo mondo, senza essere pietistico. Una storia di speranza». A chi si ispira? «Il regista che prediligo è Vittorio De Sica, uno che si è sempre dedicato agli ultimi senza retorica. Attore brillante e bravissimo, riusciva a fare film sociali. Il neorealismo è nato anche grazie a lui. Penso a Miracolo a Milano... Qui, la speranza è in un bambino che cambia il mondo». Come nasce la storia? «Devo ringraziare il mio amico Sergio Rodriguez per essere riuscito a sintetizzare nella storia tutte le emozioni che provavo. Il bambino non è visibile a tutti, proprio come la realtà dei senza dimora. Grazie a lui, per un po’ Milano si ritara, si rimixa in favore di questi uomini, che hanno varcato la soglia della non autosufficienza. I frati dell’Opera san Francesco mi hanno insegnato molto in questo senso, sono dei soldati che ogni giorno lavorano sodo». Il film è una seconda occasione... «Sì, un’occasione di speranza, che vuole cercare di illuminare i cuori e farci pensare, ogni mattina, anche a chi sta peggio. Non a caso nel sito ho messo una delle ultime frasi di Nelson Mandela: non ci sarà vera libertà finché esisterà la povertà nel mondo». Lei ha scelto un approccio delicato... «Sì, come si vede già nel trailer sul sito, l’approccio è comunque realistico. Il film inizia in modo molto documentaristico. I ragazzi della mia squadra di regia sono andati in giro a riprendere questi dormienti, la notte, quando a Milano si crea una sorta di effetto marea. L’acqua si ritrae e rimangono le persone a dormire sotto i portici illuminati, dove non sono a rischio di pestaggi. Sono moltissimi, chi con la tenda, chi in scatole di cartone... Ma tutti hanno in comune una dignità enorme. Non vogliono chiedere aiuto. La vera povertà, mi dicono loro, non è tanto non avere da mangiare. Ma quando nella tua testa, non più autosufficiente, si ricrea una realtà sganciata dalla vita vera. E tu vai alla deriva. In “Pane dal cielo ” vorrei parlare alla forza silenziosa di Milano».

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