Fuorisalone 2016, i distretti: mappa delle idee sempre in movimento

In zona Tortona i grandi nomi mentre a Lambrate il mondo meraviglioso dei giovani. In Brera l’iniziativa dal titolo «Progettare è ascoltare» sul “sound“ della metropoli di ANNA GIORGI LA GUIDA: Salone del Mobile e al Fuorisalone 2016 FOTO - Ecco 10 cose da sapere / Ecco 10 eventi da non perdere Il maxi design in Statale / Via Tortona

Una visitatrice al Superstudiopiu in via Tortona

Una visitatrice al Superstudiopiu in via Tortona

Milano, 12 aprile 2016 - L’appuntamento più importante al mondo per i design addicted. Se il Salone, con la sezione dedicata allo scouting dei giovanissimi, è una istituzione consolidata, il Fuorisalone è un progetto globale che coinvolge la città, è immediato, fruibile. Idee che si muovono, che animano le strade, le case o i tetti, come i palazzi rivestiti di Alcantara in corso Como, o l’orto cinetico nei cortili di Brera. In principio era via Tortona (FOTOGALLERY). La strada della periferia sud di Milano che ospitava solo fabbriche dismesse. Poi dall’idea di Gisella Borioli, ex direttrice di riviste di moda, è nato il dialogo con il design. SuperstudioPiù, primo spazio espositivo, dove ancora negli anni Ottanta si mescolavano arte e moda, con lo studio fotografico del celebre Fabrizio Ferri. Erano gli anni della Milano da bere e dei capricci delle top model. Ma i primi segnali che il design avrebbe occupato il posto che era delle passerelle c’erano già eccome. 

Così la Borioli e il marito, l’artista Flavio Lucchini, videro il cartello «vendesi» sulla fabbrica dismessa della General Electric di via Forcella ed ebbero un colpo di fulmine. Diciassettemila metri quadrati di vuoto da riempire di idee. Oggi, intorno a quei 17mila metri quadrati c’è un quartiere intero tutto dedicato al design. E di quartieri di design ne sono nati altri quattro. I cinque fuorisaloni sono diventati distretti. E il know how Made in Italy è stato esportato nei Paesi europei. Così una delle più grandi società olandesi di design è sbarcata in via Ventura, a Lambrate. «Un luogo che ha un’anima», ma soprattutto dicono i creativi che l’hanno scelta, «è un luogo in cui la storia non è passata senza lasciare segni. E questi segni sono diventati il cuore di un progetto». Se a Tortona trovi i grandi nomi consolidati, a Ventura trovi il design che verrà. I giovanissimi per i quali «il design è tecnologia partecipata».

Prodotti costruiti, perché no, anche con il contributo di idee che passano dai social, come aveva raccontato l’ex direttore di Domus, Joseph Grima, con una memorabile mostra sul tema, a palazzo Clerici. Dal design che piace ai nativi digitali a quello di architettura pura che trova casa a Brera. Con «Borderlight», un’installazione di light-design pensata da «Non Riservato» per il Ponte delle Gabelle, di via San Marco. «Progettare è Ascoltare» è il tema che guiderà questa edizione di Brera design district: la metafora dell’ascolto come principio alla base dell’atto creativo. Questo è anche il filo conduttore del progetto «The sound of city» dalla sound-artist Chiara Luzzana che, insieme a Matteo Thun e Dimore Studio con i designer Emiliano Salci e Britt Moran, è stata scelta come ambasciatrice del progetto. Sculture high tech, materiali innovativi che danno vita ad opere con cui interagire è il leitmotiv della maxi-installazione tra i chiostri della Statale (FOTOGALLERY). E poi c’è la storia, la cultura e l’innovazione che danno l’identità al nuovo distretto 5vie art+design, da via Santa Marta a piazza Affari.

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