Morto durante arresto a Milano, riaperto il processo Ferrulli in Appello

La Corte d'Assise d'Appello ha accolto la richiesta del procuratore generale e ha disposto una nuova perizia medico legale. In primo grado quattro agenti furono assolti

Michelle Ferrulli (Newpress)

Michelle Ferrulli (Newpress)

Milano, 13 gennaio 2016 - Morì per un arresto cardiaco mentre veniva ammanettato, si riapre in Appello il processo a carico di quattro poliziotti sulla morte di Michele Ferrulli. Il decesso del manovale di 51 anni avvenne il 30 giugno 2011, ora è arrivato l'ok alla richiesta del pg Tiziano Masini per il procedimento in Corte d'Assise d'Appello di Milano che ha disposto una nuova perizia medico-legale per accertare le cause di alcune «infiltrazioni emorragiche» riscontrate sulla testa dell'uomo.

La Corte ha deciso che vengano visionati in aula nuovamente, alla presenza dei consulenti delle parti, i filmati che hanno ripreso le fasi dell'arresto. In primo grado, nel luglio 2014 gli agenti erano stati assolti dalle accuse di omicidio preterintenzionale e falso in atto pubblico. A impugnare la sentenza sono stati il pm Gaetano Ruta, che aveva chiesto condanne a 7 anni di carcere per i poliziotti, e i familiari di Ferrulli, parti civili nel procedimento, assistiti dagli avvocati Carlo Federico Grosso e Valentina Finamore.

L'approfondimento medico-legale dovrà rispondere alla domanda se è stato provocato da una indebita compressione del capo sul suolo, tale da indurre ad un cedimento dei capillari. Se così fosse, si potrebbe avanzare l'ipotesi, nell'ottica dell'accusa, che l'azione di contenimento dei quattro poliziotti nel momento dell'arresto sia stata esagerata rispetto alle necessità. Anche la nuova visione del filmato potrebbe sciogliere i dubbi circa la dinamica dell'approccio tra il manovale e i quattro agenti prima dell'arresto. In occasione della sentenza di primo grado Domenica Ferrulli, figlia del manovale morto e anche oggi in aula, aveva dichiarato che era stato gettato «fango addosso ai miei avvocati, alla mia famiglia» e alla «Procura di Milano che ha semplicemente fatto il suo lavoro in maniera onesta».

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