Emilio Fede perde la causa: non avrà nulla da Mediaset e anzi pagherà le spese legali

Il giornalista aveva chiesto a Mediaset 8 milioni e mezzo di danni di Mario Consani

Emilio Fede in una foto d'archivio. ANSA/MATTEO BAZZI

Emilio Fede in una foto d'archivio. ANSA/MATTEO BAZZI

Milano, 8 aprile 2015 - Una Caporetto giudiziaria. Aveva chiesto a Mediaset 8 milioni e mezzo di risarcimento per danni morali e non avrà un euro. Anzi, dovrà versarne 10mila di spese legali alla controparte. Non è periodo per Emilio Fede, l’ex direttore di Rete 4 poi licenziato in tronco dal suo vecchio amico Silvio Berlusconi. Prima la condanna anche in appello a 4 anni e 10 mesi di reclusione perché, secondo l’accusa, avrebbe accompagnato ad Arcore le ragazze destinate alle “cene eleganti” dell’ex Cavaliere, Ruby compresa. Poi l’imputazione di tentata estorsione ai danni dei vertici Mediaset per avere, sempre secondo la procura, contribuito a diffondere (dopo il licenziamento) false foto hard di alcuni dirigenti dell’azienda tivù. Ora anche la sconfitta in sede di tribunale del lavoro, dopo che Fede, 83 anni, aveva rivelato una certa autostima valutando in una somma superiore agli 8 milioni i presunti danni all’immagine subiti dopo l’allontanamento dalle reti Fininvest.

Nel dispositivo dlla sentenza, depositato ieri, non c’è solo il diniego del giudice a tutte le richieste economiche avanzate dal giornalista. C’è anche, a suo carico, l’ordine di versare a Mediaset circa 10mila euro per le spese di causa. Prima del licenziamento, Fede guadagnava 750mila euro l’anno, più una carta di credito in dotazione, una segretaria personale, un bell’appartamento a Milano 2 e vari benefit anche sanitari legati all’età. Gli 8 milioni e mezzo che l’ex direttore chiedeva a titolo di risarcimento, tenevano insieme i 5 milioni di pretesi danni morali più la quota di denari persi a causa dell’anticipata interruzione del contratto con Mediaset, che sarebbe scaduto a metà di quest’anno. Nel ricorso presentato dai suoi avvocati, si leggeva di «modalità brutali» che sarebbero state utilizzate nei confronti del giornalista al momento di interrompere il rapporto di lavoro. La sua carriera sarebbe stata «miseramente devastata in pochissimi giorni, su scala mondiale. Basti pensare che la notizia del licenziamento è stata pubblicata addirittura su Le Monde». Un presunto danno d’immagine che invece il giudice del lavoro deve aver ritenuto insussistente.

mario.consani@ilgiorno.net

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