Dopo Expo, nel 2016 arriva la Triennale. «Ma i primi edifici saranno abitati tra 5 anni»

Il presidente De Albertis presenta l'Esposizione internazionale in arrivo tra i padiglioni: servono 25 milioni per la rassegna d’arte

Il Padiglione Zero sarà parte del percorso della Triennale (Newpress)

Il Padiglione Zero sarà parte del percorso della Triennale (Newpress)

Milano, 30 settembre 2015 - Il Padiglione Zero, l’Expo centre, una delle aree di servizio. Al centro, una piazza per gli eventi. Alle spalle, il maxi-cantiere per smantellare quel che resterà dell’Esposizione universale di Milano. Aprirà il 2 aprile 2016 per sei mesi la ventunesima Esposizione internazionale, la rassegna d’arte organizzata dalla Triennale di Milano in un angolo del sito dove ora si sta svolgendo l’Expo del cibo. Tema: «Il design dopo il design», a vent’anni dall’ultima edizione milanese. La proposta è già stata messa nero su bianco, i vertici della fondazione artistica sono al lavoro per chiudere entro la fine di questa settimana la tabella di marcia del progetto. «L’investimento è di circa 25 milioni di euro – spiega il presidente della Triennale, il costruttore Claudio De Albertis –. Comprende anche i costi degli allestimenti, le spese gestionali, servizi come la guardiania». Una delle questioni sul tappeto riguarda proprio i finanziamenti. La Triennale ha già presentato il preventivo agli enti pubblici che sono coinvolti nell’operazione, come il Comune di Milano o Regione Lombardia. L’obiettivo è definire una ripartizione delle spese, sia diretta sia indiretta. «Possiamo anche pagarlo noi, ma ci devono dare i soldi», puntualizzano dalla fondazione.

Il secondo nodo da sciogliere riguarda la sovrapposizione con il cantiere di smantellamento dell’Expo. La rassegna artistica occuperà solo l’estremità occidentale del sito, in corrispondenza dell’ingresso Triulza dalla ferrovia. «Il Padiglione Zero rimarrà con la mostra attuale», precisa De Albertis, mentre l’evento internazionale troverà spazio dentro l’Expo centre (l’altro edificio a forma di dune, che oggi ospita gli studi televisivi, la sala stampa e gli uffici dell’organizzazione), la prima area di servizio che si trova dirimpetto e la piazza al centro, dove ci sono le statue di Dante Ferretti. Secondo il costruttore, per preparare gli allestimenti l’area dovrà essere consegna «circa un mese e mezzo prima». Nel piano di smantellamento del sito, di conseguenza, bisognerà calcolare che entro febbraio la palla passa alla Triennale. E allo stesso tempo considerare che, mentre le demolizioni si avviano alla fase finale, in parallelo si inaugura la rassegna.

L’Esposizione internazionale della Triennale è un progetto allargato, che va oltre l’area di Rho-Pero e si distribuirà per sei mesi in vari quartieri della metropoli. Ci saranno ospiti internazionali, «designer mai venuti in Italia», anticipa De Albertis. Tuttavia, rappresenta anche un progetto per tenere vivo, almeno per qualche mese, il sito in quel limbo tra lo smontaggio dei padiglioni e l’avvio dei lavori per la seconda vita dei terreni. Per De Albertis è «una delle questioni da affrontare», come succede all’estero. Vedi il caso, cita il numero uno di viale Alemagna, dell’Île Seguin a Parigi, ex isola-fabbrica della Renault sulla Senna smantellata nel 2004 dove, in attesa di costruire un polo del divertimento, «è stato fatto uno dei più bei parchi temporanei anche con poche risorse». Stando all’occhio clinico di De Albertis, dalle parti del sito Expo non si vedranno palazzi accessibili prima del 2020. «Prima che partano effettivamente i cantieri, fra periodo urbanistico ed edilizio – calcola il costruttore – ci vorranno fra l’anno e mezzo e i due anni. Poi i primi edifici si potranno vedere dopo ulteriori due anni, due anni e mezzo. Credo che i primi edifici abitati potranno essere pronti in un arco temporale fra i quattro e i cinque anni».

luca.zorloni@ilgiorno.net

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