Dal tribunale un altro stop a Uber, bloccate le app del gruppo

Accolto il ricorso per concorrenza sleale presentato da tassisti e noleggiatori con conducente. Ma la società annuncia ricorso e attacca: "Legge vecchia di 25 anni e che non rispecchia più i tempi"

Protesta dei tassisti a Milano

Protesta dei tassisti a Milano

Milano, 7 aprile 2017 - Dal tribunale arriva un altro stop a Uber. Il Tribunale civile di Roma, infatti, ha accolto il ricorso per concorrenza sleale pressentato dalle maggiori sigle sindacali e strutture economiche del settore taxi e noleggio con conducente contro il gruppo Uber per il servizio di noleggio con conducente Uber Black. La sentenza riguarda anche i tassisti milanesi che nella scorse settimane, al pari dei colleghi di altre città italiane, si erano mobilitati contro Uber. 

La sezione imprese del Tribunale di Roma ha rilevato "la condotta di concorrenza sleale posta in essere sul territorio italiano dalle parti resistenti Uber B.V., Uber Italy srl, Uber International B.V., Uber International Holding B.V.". Inoltre, è stato vietato al gruppo Uber "di porre in essere il servizio di trasporto pubblico non di linea con l'uso della app Uber Black e delle analoghe app Uber-Lux, Uber-Suv, Uber-X, Uber-XL, UberSelect, Uber-Van, disponendo il blocco di dette applicazioni con riferimento alle richieste provenienti dal territorio italiano, nonché di effettuare la promozione e pubblicizzazione di detti servizi sul territorio nazionale".

Soddisfatti i tassisti: "A seguito di questa decisione del Tribunale di Roma, che segue a distanza di poche settimane quella del Tribunale di Torino che ha confermato il blocco del servizio noto come Uber Pop, il gruppo Uber rischia di dover interrompere tutte le proprie attività in Italia, in quanto i servizi ad oggi offerti sono stati riconosciuti in contrasto con il diritto italiano", evidenziano i legali dei tassisti in una nota. Stato d'animo e parere opposto, ovviamente, in casa Uber. "Siamo allibiti per quanto annunciato nell'ordinanza - affermano dal gruppo -  che va nella direzione opposta rispetto al decreto Milleproroghe e alla normativa europea. Faremo appello contro questa decisione, basata su una legge vecchia di 25 anni e che non rispecchia più i tempi, per permettere a migliaia di autisti professionisti di continuare a lavorare grazie all'app di Uber e alle persone di avere maggiore scelta. Ora il Governo non può perdere altro tempo ma deve decidere se rimanere ancorato al passato, tutelando rendite di posizione, o permettere agli italiani di beneficiare di nuove tecnologie come Uber".

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