Ai detenuti 1.000 euro al mese. Ma lo Stato non ha i soldi per la polizia penitenziaria

Aumenta il salario dei reclusi, agenti in rivolta

Un detenuto

Un detenuto

Milano, 24 settembre 2017 - Loro, gli agenti del carcere, hanno il contratto fermo da 10 anni. Gli straordinari tagliati. E l’obbligo di pagarsi pure il posto letto in caserma. Mentre i detenuti, dal mese prossimo, si ritroveranno un aumento in busta paga di circa l’83%. Per legge. Vale a dire che un detenuto che lavora in carcere arriverà a guadagnare un salario medio di circa 7 euro all’ora. Il che significa mille euro al mese a cui si aggiungono, a seconda dei casi, tredicesima e quattordicesima.

«Praticamente quanto prende al mese un agente di polizia penitenziaria – sbotta Donato Capece, segretario generale del Sappe (Sindacato autonomo polizia penitenziaria) –. Solo che loro hanno vitto e alloggio pagato, gli agenti hanno sulle spalle mutui pesanti. È una vergogna di cui nessuno ha il coraggio di parlare». Ci ha provato il consigliere regionale del gruppo Maroni Presidente, Fabio Fanetti, a denunciare «una situazione assurda» pur rimanendo «d’accordo che bisogna tutelare i detenuti e favorire il loro recupero sociale anche attraverso il lavoro». Ma secondo il sindacato degli agenti «questo è troppo». Oggi nelle 18 carceri lombarde ci sono 8.309 detenuti. Fra loro, 1.964 (di cui 1.035 stranieri e 157 donne) lavorano come dipendenti dell’Amministrazione penitenziaria. Dentro agli istituti di pena si occupano della cucina, delle pulizie delle sezioni ma anche di tenere in ordine le aree esterne e della manutenzione ordinaria degli edifici. Mentro sono solo 701 detenuti (229 stranieri) che in Lombardia lavorano per imprese o cooperative esterne che hanno deciso di portare parte della loro produzione oltre le sbarre. Chi lavora per lo Stato lo fa per cinque giorni alla settimana, 6 ore al giorno. Sei ore come gli agenti, «costretti, però, a fare anche straordinari per tappare i buchi causati dalla carenza di organico. Straordinari che non sempre vengono pagati», puntualizza Capece. E l’aspetto ancor più paradossale è che «per garantire una alternanza e la possibilità a tutti i detenuti di lavorare, ogni sei mesi di lavoro chi è impiegato viene “lasciato a casa” e messo in cassa integrazione. Tanto, qui in Italia paga sempre Pantalone». Non come in Germania: «Lì il detenuto che lavora prende 87 centesimi all’ora e si paga anche la corrente elettrica che usa – sottolinea il sindacalista –. Noi, invece, non soltanto li ospitiamo gratis in carcere, ma gli garantiamo uno stipendio. Mentre allo Stato, ovvero a ogni italiano che paga le tasse, ogni detenuto costa al giorno circa 160 euro. Quello stesso Stato che dice di non avere soldi per noi agenti e che dà pensioni da fame a chi ha lavorato una vita. Non ha alcun senso».

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro