Sesso nel bagno del Tribunale, due avvocati travolti da un’irresistibile passione

Entrambi 40enni, sono stati sorpresi in una toilette del quarto piano

Tribunale

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Milano, 28 dicembre 2016 - Travolti da insolita passione nel freddo bagno della procura. Chissà se tra i due la scintilla è scattata all’improvviso o se avrebbero avuto modo di scegliere un posto più comodo e hanno preferito invece l’adrenalina del brivido. O se davvero la loro giornata è stata travolta da una scossa irresistibile. Fatto sta che li hanno colti in flagrante in una toilette al quarto piano ammezzato di Palazzo di Giustizia, in un angolo un po’ fuori mano del corridoio dove fino a poco tempo fa c’erano uffici ora trasferiti. Lui e lei, entrambi sulla quarantina, professione avvocati, sorpresi in un amore “di contrabbando” (come dice Paolo Conte) e probabilmente interrotto.

Infatti una mattina qualche giorno prima di Natale lì dentro è entrato casualmente anche un magistrato per un bisogno naturale. Sorpreso, all’inizio, dall’improvviso silenzio dietro la porta di uno dei bagni da cui, fino a un attimo prima, provenivano dei rumori. Come se qualcuno stesse ora trattenendo il respiro. E poi si è accorto che dalla porta di legno della toilette, che non arriva fino a terra, spuntavano delle scarpe. Due paia di scarpe, uno dei quali femminili. E vestiti che si intravvedevano caduti a terra. Strana toilette e strano silenzio. Quasi sospetto. Così nel dubbio - e visti i tempi che corrono - il magistrato ha avvertito un maresciallo dei carabinieri che passava da quelle parti. E quello ha pensato bene di vederci più chiaro tentando di forzare la porta chiusa dall’interno e poi bussando ripetutamente.

«Occupato, occupato!» hanno provato a difendersi i due avvocati déshabillé, che ci hanno messo non poco a rendersi presentabili prima di uscire e di imbattersi nella presenza inevitabile del maresciallo. Che lì per lì, forse con una punta di divertito sadismo, ha pensato bene di identificare la coppia: «Documenti per favore...». È in quel momento che dev’essere scattato il panico, nel bagno silenzioso. E la sensazione di pericolo toglie lucidità: così sono saltate fuori spiegazioni imbarazzanti quasi quanto la situazione in sé. «Mia moglie si è sentita male e stavo cercando di aiutarla..». (Ovviamente dopo essersi tolto le scarpe, si è dimenticato di aggiungere lui). E lei:«Ho qui un certificato medico, vede, soffro di attacchi di nausea...». (Più facili da contrastare, come si sa, senza vestiti addosso).

Persino il carabiniere, a quel punto, deve aver avuto pietà dei due professionisti travolti da insolita passione. E chissà se poi quelli si saranno dati appuntamento in qualche anfratto più tranquillo, magari sempre nel Palazzaccio. Qualche anno fa, il figlio ragazzino di un giudice salì per gioco le scale oltre il settimo piano verso la soffitta e si imbattè, casualmente, in una “stanza dell’amore”. Quella volta, dentro c’erano due cancellieri.

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