I genitori del Cadorna in rivolta: "No all’unione con via Paravia"

Lettera all'assessore: l'accorpamento renderà più gravosa la situazione

Una delle iniziative dell'istituto comprensivo Cadorna

Una delle iniziative dell'istituto comprensivo Cadorna

Milano, 1 agosto 2017 - Non piace ai genitori della scuola primaria dell’istituto comprensivo Cadorna l’ipotesi di accorpamento con le elementari «ghetto» di via Paravia. Gianfranco Manetti, a capo dell’assemblea dei genitori del Cadorna di via Dolci, ha scritto una lettera all’assessore all’Istruzione Anna Scavuzzo: «In questi giorni è emersa la volontà di accorpare la scuola di via Paravia al nostro plesso. L’istituto di via Paravia presenta molte difficoltà, con una presenza di circa il 5% di bambini nativi italiani e grandi difficoltà di integrazione. Normalmente a chi si impegna affinché le cose funzionino viene riconosciuto un merito. Nel nostro caso si è deciso di rendere più gravosa una situazione e mettere a rischio il lavoro che per anni è stato fatto per il bene dei bambini. Che sia ben chiaro, i nostri bambini non sono diversi da quelli di Paravia che già accogliamo. Il fatto è che il peso organizzativo e amministrativo non potrà non incidere sull’andamento delle attività dell’istituto».

Il Cadorna comprende oltre alle elementari «M.L. King, la secondaria di primo grado Matteo Ricci oltre ad una scuola d’infanzia. Nonostante la sua posizione di frontiera, non lontano dai palazzoni popolari di via Ricciarelli, è riuscita a diventare un «modello» grazie all’impegno di genitori, insegnanti e dirigenza. «La nostra – prosegue Manetti – è una delle tre scuole milanesi con l’offerta maggiore di corsi extracurriculari, tra sport, musica e cultura, garantiti gratuitamente anche a chi non può permetterselo. Ogni nostra aula è dotata di una lavagna multimediale ed è presente un docente inglese madrelingua». Un’eccellenza che rischia di essere messa in crisi dal «matrimonio» con un istituto, quello di via Paravia, dove il 95% dei giovanissimi studenti è di origine straniera. Nella scuola elementare di via Dolci il rapporto è l’80 per cento di stranieri e 20 per cento di italiani. «Se si vuole risolvere il problema dell’integrazione e delle periferie, non si affronta facendola diventare un peso per chi ha già grandi difficoltà».

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