Scritta sotto casa: morte al fascista

Minacciato un ventenne di CasaPound. Indagine sugli anarchici

La scritta

La scritta

Milano, 3 febbraio 2018 - Ne sono comparse a decine. «Tutti i fasci come Ramelli», «10, 100, 1.000 Acca Larentia», «Più fasci appesi», solo per citare alcune delle scritte lasciate sui palazzi del Ticinese l’altra sera durante il corteo non autorizzato di una quarantina di anarchici. Una, però, ha attirato più delle altre l’attenzione delle forze dell’ordine: «La tua testa come trofeo. Morte al fascista», con un cognome davanti che non riferiremo per non rendere riconoscibile la persona coinvolta. I carabinieri del Nucleo informativo hanno svolto immediati approfondimenti sull’accaduto e hanno scoperto che il messaggio minatorio era verosimilmente indirizzato a R.D., che risiede con i genitori a due passi dal luogo in cui è stata fatta quella scritta, in zona Sant’Agostino.

Si tratta di un ventenne simpatizzante di estrema destra, legato agli ambienti di CasaPound e del Blocco studentesco, l’organizzazione giovanile delle «tartarughe nere» che sta prendendo sempre più piede in alcuni istituti superiori della città. Un segnale molto preoccupante e per nulla sottovalutato dai militari, che stanno indagando per minaccia aggravata. Sì, perché un conto è parlare genericamente di «fasci morti». Tutt’altro discorso va fatto se invece si prende di mira un ragazzo proprio sotto casa, facendogli chiaramente intendere di conoscere benissimo il suo indirizzo di residenza e magari pure il percorso che fa quando esce dall’abitazione di famiglia (a pochi metri dal muro imbrattato ci sono le scale che portano alla stazione del metrò). «Roba da anni Settanta», mormora più di un investigatore, anche se al momento non è chiaro perché alcuni dei partecipanti alla manifestazione di mercoledì notte se la siano presa proprio con il ventenne. Stando a una prima ricostruzione, il blitz – andato in scena nel contesto di un’iniziativa che si è poi conclusa con 45 persone bloccate in metropolitana dagli agenti del Reparto mobile e identificate dalla Digos in vista di una denuncia – potrebbe essere legato alle «Giornate d’azione», mobilitazione lanciata dal sito anarchico Round Robin lo scorso 28 febbraio.

Il raid rischia di alzare ulteriormente la tensione in un periodo tutt’altro che tranquillo. Nelle ultime settimane, infatti, i militanti delle opposte fazioni politiche, se così vogliamo definirle, sono venuti più volte a contatto. A cominciare dall’episodio del 10 dicembre scorso, quando si sono fronteggiati in strada trenta antagonisti del centro sociale Zam e venti militanti di Forza Nuova impegnati in un banchetto-presidio sulle case popolari all’angolo tra via Meda e via Spaventa: solo il tempestivo intervento della polizia in assetto antisommossa ha evitato che da insulti e spintoni si passasse a un vero e proprio scontro. Ben più complicata la gestione dell’ordine pubblico la mattina del 20 gennaio al mercato di piazza Garibaldi a Monza: un banchetto di CasaPound ha scatenato la reazione degli esponenti del centro sociale Boccaccio, che prima hanno inscenato un picchetto di protesta e poi si sono scontrati con i neofascisti coadiuvati da una decina di ragazzi di Lealtà Azione. Bilancio finale: 4 poliziotti leggermente feriti, 16 denunciati per rissa e 40 per manifestazione non autorizzata.

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