Expo, cambia l’accusa al sindaco Sala: abuso d’ufficio per l’appalto “verde” / VIDEO

Caduta l’ipotesi turbativa d’asta, la difesa protesta: "Persecuzione"

Beppe Sala  ai tempi della gestione di Expo 2015

Beppe Sala ai tempi della gestione di Expo 2015

Milano, 14 dicembre 2017 - Non più turbativa d’asta ma abuso d’ufficio. La Procura generale cambia idea sull’eventuale reato commesso dal sindaco Giuseppe Sala come commissario Expo e gli contesta la nuova violazione che va ad aggiungersi a quella di falso materiale e ideologico per la quale Sala ha già voluto il giudizio immediato che inizierà il 20 febbraio. Il contesto è sempre lo stesso: il maxi appalto per la Piastra dei servizi, scheletro informatico che sostenne l’intera Esposizione universale. Abuso d’ufficio? Affidata ad una nota, la reazione dei legali di Sala, gli avvocati Salvatore Scuto e Stefano Nespor, non si fa attendere. «È un’iniziativa della Procura generale che si pone in evidente contraddizione con i giudizi che Anac, Avvocatura dello Stato e la stessa Procura della Repubblica hanno precedentemente formulato, apparendo anomala al punto da sembrare persecutoria», scrivono.

La nuova accusa di concorso in abuso d’ufficio, che per Sala di fatto sostituisce la precedente di concorso in turbativa d’asta, riguarda un aspetto particolare del cosiddetto capitolo “verde” dell’appalto per la Piastra. La contestazione è relativa a presunte irregolarità nell’affidamento «diretto» di una «fornitura di essenze arboree» alla Mantovani spa (che subappaltò poi il lavoro ad altra impresa) per l’importo di 4,3 milioni di euro quando l’effettivo valore sarebbe stato inferiore, ossia di 1,6 milioni. Un’accusa, questa, che era già stata contestata nell’avviso di conclusione indagini di fine settembre scorso all’ex manager Expo Angelo Paris e della quale ora Sala risponde in concorso. È caduta, invece, l’ipotesi di turbativa d’asta per la quale il sindaco, secondo l’originaria imputazione, avrebbe «senza un provvedimento formale» disposto «lo stralcio della fornitura» degli alberi, che aveva un valore di quasi 6 milioni, dal bando del 20 dicembre 2011 «per la prequalifica della gara» sulla Piastra dei Servizi, senza poi, in virtù dello scorporo, rivedere il prezzo di base della maxigara d’appalto, vinta dalla Mantovani, che era di oltre 272 milioni. Contestazione che vedeva tra gli indagati anche l’ex responsabile del procedimento Carlo Chiesa e anche gli ex manager Ilspa Antonio Rognoni e Pierpaolo Perez, difeso dal legale Giovanni Briola, l’unico per cui è stata formulata richiesta di archiviazione.

Gli avvocati di Sala ricordano «che le indagini iniziate nel 2014 dalla Procura della Repubblica di Milano erano state da questa concluse con una richiesta di archiviazione». La Procura generale, però, un anno fa aveva avocato a sé le indagini e a giugno aveva contestato al sindaco Sala la turbativa d’asta poi stralciata. Oggi, concludono i legali, «con stupore, ci troviamo di fronte a un’ennesima rilettura dei fatti operata dalla Procura Generale. All’alba del 2018, per fatti risalenti al 2012, come detto già oggetto di numerosi scrutini da parte di varie Autorità dello Stato, si giunge ad ipotizzare un nuovo reato, ancora una volta del tutto scollegato dalla realtà dei fatti».

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