"Mauro si è lanciato sotto il treno". Altro morto sul binario maledetto

Il dramma a Sesto. Dodici vittime in quel punto negli ultimi anni

Mauro Mantovani aveva 38 anni

Mauro Mantovani aveva 38 anni

Sesto San Giovanni (Milano), 22 luglio 2017 - Almeno 12 le vittime che negli anni hanno perso la vita sui binari della ferrovia di Sesto San Giovanni. Chi per un incidente, chi per scelta estrema e anche per un gioco imprudente. Dai nomadi, travolti durante il passaggio da una parte all’altra della banchina, ai writer inghiottiti da un treno in corsa mentre cercavano di dipingere un disegno sul muro che divide i binari. Il punto, dove le vittime hanno trovato la morte, è sempre lo stesso: via Venezia, in uno dei quartieri industriali della città, tra le stazioni di Sesto e di Greco-Pirelli di Milano.

L’ultima tragedia è avvenuta giovedì sera, quando un convoglio ha investito Mauro Mantovani, 38enne sestese, educatore di professione con la passione per l’arte. Sull’accaduto indaga la Polfer, anche se pare non ci siano dubbi: si è trattato di un suicidio, dicono gli investigatori. E lo stesso avrebbe confermato pure la famiglia di Mauro, descritto come depresso nell’ultimo periodo e pesantemente colpito dalla recente scomparsa del fratello. È arrivato in via Venezia in bici, l’ha legata a un palo e poi si è nascosto dietro un cespuglio in attesa del primo convoglio. Nello zainetto sono stati trovati alcuni fogli, un libro, un mazzo di chiavi e il portafogli. Negli ultimi anni, Mantovani era diventato molto conosciuto e apprezzato negli ambienti della street art. Due anni fa aveva presentato anche il progetto «Industrial Art», aprendo un blog on line su cui postava le sue opere. Diverse esposizioni lo avevano ospitato e aveva vinto anche qualche premio. Utilizzava materiali di scarto e riciclo, in sintonia con la storia di Sesto San Giovanni. Solo un anno fa, ad aprile, sui binari della ferrovia, sempre all’altezza di via Venezia, si era spezzata la vita di Svyatoslav Naryshev. Studente sestese dei Salesiani, donatore dell’Avis, si trovava lì nella notte con un suo amico di Cinisello: forse avevano appena realizzato un graffito sul muro di cinta quando il treno li aveva colpiti. Il ragazzo, in arte «Slav», era morto sul colpo, mentre l’altro writer se l’era cavata con una frattura multipla alla gamba.

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