La zia del foreign fighter: "E' stufo di sangue e teste mozzate, vuole tornare in Italia"

La donna è stata sentita come testimone nel processo per terrorismo internazionale a Monsef El Mkhayar, il 21enne marocchino partito da Vimodrone per combattere in Siria

Combattenti dell'Isis (Olycom)

Combattenti dell'Isis (Olycom)

Milano, 9 marzo 2017 - Inorridito da sangue e teste mozzate, Monsef El Mkhayar vuole tornare in Italia. Il presunto foreign fighter marocchino di 21 anni, sotto processo a Milano per terrorismo internazionale dopo essere partito da Vimodrone per la Siria, lo avrebbe detto al telefono alla zia Malika.

La donna, sentita oggi in aula come testimone, ha raccontato di questa telefonata avvenuta cinque mesi fa e anche di una conversazione di un paio di giorni fa dello stesso tenore, nella quale il nipote le avrebbe spiegato che già "in questi giorni avrebbe voluto tornare, ma di non potere perché in Siria è tutto bloccato". Alcuni mesi fa, invece, Monsef si sarebbe così confidato con la zia: "Non ce la faccio più a vedere gente sgozzata, teste mozzate e tutto questo sangue. Voglio tornare in Italia, voglio uscire da qui e scappare dalla guerra perché non ho trovato quello che cercavo".

La donna spera che il nipote faccia rientro "fra una settimana". In aula ha inoltre rassicurato circa le intenzioni del ragazzo: "Mi ha detto che, non appena torna, andrà dalla polizia a raccontare tutto quello che ha visto". Inquirenti e investigatori stanno cercando di capire se le intenzioni di ritornare siano vere o non nascondano invece la necessità di farsi inviare dalla zia altri soldi, in aggiunta a quelli che, come ha lei stesso riferito in aula, gli sono già stati inviati: prima 4.000 euro “per la moglie” e poi 7.000 euro per il viaggio.

 

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