Condanna di Zambetti, i giudici: "I boss hanno garantito la sua elezione"

Le motivazioni della sentenza che ha condannato l'ex assessore regionale a 13 anni e 6 mesi

Domenico Zambetti

Domenico Zambetti

Milano, 24 luglio 2017 - "Hanno raccolto effettivamente i voti promessi a Zambetti, chiedendoli a ben individuati esponenti dei diversi gruppi mafiosi della 'ndrangheta lombarda. E, di contro, l'assessore regionale, dopo un'iniziale ritrosia, ha versato, in contanti, il corrispettivo precedentemente pattuito nelle loro mani". Sono le parole scritte nella sentenza che ha condannato l'ex assessore regionale lombardo, Domenico Zambetti, a 13 anni e 6 mesi. Secondo la sentenza Zambetti venne eletto alle regionali del 2010 anche grazie ai voti della 'ndrangheta. I giudici dell'Ottava Sezione Penale lo scrivono nero su bianco nelle motivazioni della sentenza che portò alla condanna di Zambetti per voto di scambio con la 'ndrangheta, corruzione e concorso esterno in associazione mafiosa. "Inequivocabile - precisano in un passaggio del provvedimento - è in proposito la frase si riserva di dire all'assessore per ricondurlo al rispetto degli impegni assunti: 'Mimmo, abbiamo lavorato per te... Tutti i calabresi hanno lavorato per te...'". L'arresto di Zambetti, scattato nell'ottobre 2012, portò alla crisi della giunta Formigoni e alla fine anticipata della legislatura regionale. L'allora assessore alla casa, eletto nel 2010 con 11 mila preferenze, finì in carcere con un'accusa pesantissima: quella di aver versato 200 mila euro in contanti alle cosche della 'ndrangheta per assicurarsi un pacchetto di 4 mila voti sicuri. Imputazione che ha retto al giudizio del Tribunale: nel provvedimento - 493 pagine - i giudici chiariscono che "il patto di scambio avviene concretamente tra Domenico Zambetti, assessore regionale, e Eugenio Costantino e Giuseppe D'Agostino, i quali agiscono come referenti e portavoce di alcune importanti famiglie mafiose della 'ndrangheta lombarda". 

Costantino, finito sotto processo insieme a Zambetti e condannato a 16 anni e 6 mesi di carcere, è infatti "membro attivo della cosca Di Grillo-Macaluso avente sede e base logistica in Cuggiono", si legge nelle motivazioni della sentenza. D'Agostino (processato in abbreviato e condannato a 8 anni e 8 mesi con sentenza già confermata dalla Cassazione) "è invece un colletto bianco della 'ndrangheta e il suo ruolo nell'organizzazione criminale era prettamente imprenditoriale e affaristico. Lui stesso presentandosi come rappresentante di un tessuto criminale sostanzialmente unitario - continuano le motivazioni - ha potuto garantire a Zambetti la promessa di procurargli nelle elezioni regionali del 2010 un cospicuo pacchetto di voti e, nello stesso tempo, ha potuto esercitare sull'assessore la forza di intimidazione dell'associazione mafiosa per costringerlo ad assolvere tutte le obbligazioni assunte con un patto prelettorale di scambio". Il potere dell'associazione criminale "è noto a Zambetti che consapevolmente, ha scelto quale contraente un tale centro di potere perchè puntava al bacino elettorale lombardo della lobby calabrese e al consenso dell'intera consorteria. L'obiettivo era ottenere un numero di voti, nell'intero bacino della regione, di tale entità da assicurare la sua elezione nella competizione per il rinnovo del consiglio regionale della Lombardia del 28-29 marzo 2010".

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