Guenzati, orgoglio e il futuro incerto: "Così cancellano 250 anni di storia"

L’Esercito sceglie l’antica bottega sotto sfratto per esporre cimeli unici

Ditta Guenzati (Newpress)

Ditta Guenzati (Newpress)

Milano, 5 novembre 2017 - Le penne vaporose di un cappello da bersagliere accanto a berretti tartan. Poi una sciabola vicino a un bastone da passeggio. La vetrina della Ditta Guenzati, il negozio più antico di Milano specializzato in accessori per abbigliamento e tessuti anglosassoni, pronto a soffiare a maggio su 250 candeline, ieri ha omaggiato i soldati in occasione del Giorno dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate. «Siamo onorati che l’Esercito abbia scelto il nostro negozio per mostrare ai milanesi alcuni dei cimeli più antichi e belli. Abbiamo messo volentieri a disposizione la nostra vetrina di via Mercanti», spiegano Vittorio e Luigi Ragno, padre e figlio, che ieri mattina hanno ricevuto una visita speciale: tra lane scozzesi e banconi in noce hanno fatto il loro ingresso il generale di Corpo d’armata Roberto Perretti, al comando del Corpo d’armata di Reazione rapida della Nato in Italia e il generale di Brigata Michele Cittadella, alla guida del Comando Esercito Lombardia.

La festa è stata l’occasione per puntare i riflettori sul «caso Guenzati» che ha sì un passato glorioso da raccontare ma resta nel limbo di un futuro incerto: «Il nostro contratto d’affitto scadrà a maggio, quando si volatilizzerà l’ultima proroga. La Ditta Guenzati, così come gli altri negozi locatari degli immobili tra via Mercanti e piazza Cordusio, è «sotto sfratto» in vista di un mega progetto di riqualificazione a cura di Generali Real Estate. Un caso che ha già suscitato clamore e spinto migliaia di cittadini a manifestare il loro affetto per questo negozio, mobilitandosi per salvarlo: Guenzati ha ricevuto oltre 31mila voti nell’ultimo censimento dei «Luoghi del cuore Fai», risultando il posto più votato di tutta la Lombardia, quinto in Italia.

«Siamo in attesa di scoprire se il nostro negozio potrà essere inglobato nel progetto di riqualificazione», sospira Luigi. Intanto, ogni giorno continua il viavai di milanesi e turisti in questo luogo senza tempo, rilevato da Vittorio Ragno 61 anni fa. «Ero un dipendente. Da un giorno all’altro mi hanno dato le chiavi e ho sempre seguito il cuore. Sarebbe un peccato cancellare due secoli e mezzo di storia». La bottega affonda le radici nel Ducato di Milano. Era tra le mura del seicentesco Palazzo Guenzati, poi Palazzo Beltrami, demolito e ricostruito negli anni ’60 dal proprietario Generali. E in quegli anni si è spostata a Palazzo Venezia. Una curiosità: sul bancone sono visibili due tacche incise a distanza di 92 centimetri: risalgono alla seconda metà degli anni ’40, quando in città c’erano le truppe alleate. Servivano ai commessi per misurare i tessuti in «iarde», per accontentare nuovi clienti desiderosi di portarsi a casa prestigiosi souvenir.

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