Fase 2 in Lombardia: "Artigiani, uno su due riapre"

Il presidente di Confartigianato Lombardia: riprendere non basta. E in 30mila sono ancora fermi

Un artigiano

Un artigiano

Milano, 3 maggio 2020 - Domani ripartiranno in Lombardia 92mila imprese artigiane e 220mila addetti. Sono le stime di Confartigianato Lombardia a dirlo. E la speranza – come segnala l’Osservatorio micro-piccole imprese dell’associazione – è che ci sia un’adeguata domanda. In altre parole: pochi clienti in circolazione. Ma da soli, i clienti, non bastano: "Le aziende riapriranno, ma c’è una scia di sangue e dolore che si trascina da mesi – spiega Eugenio Massetti, presidente di Confartigianato Lombardia –. Abbiamo perso quote consistenti di fatturato e si registrano valanghe di insoluti. Intanto le scadenze tributarie si avvicinano: chiediamo per questo l’azzeramento dell’Irap per tutto il 2020 e l’esenzione dagli studi di settore per il 2020 e il 2021".

Partiamo dai numeri: quante aziende artigiane ripartiranno da domani e quante, invece, dovranno aspettare? "Lunedì secondo le nostre stime ripartiranno 92mila imprese artigiane in Lombardia, sono il 45,2% del totale: hanno 220mila addetti, che rappresentano il 44,1% di tutti gli occupati nel settore. Dal 4 maggio, considerando quelle che già lavoravano, avremo così 176mila imprese attive, pari all’85,9% del totale dell’artigianato, con 442 mila addetti: l’87,9%. Ma rimangono chiuse 30mila imprese artigiane con 61mila lavoratori".

Come vi siete mossi per farvi trovare pronti alla ripartenza? "Abbiamo lavorato per garantire la massima sicurezza. Penso, ad esempio, a tutto il comparto casa, una fetta molto importante del mondo delle imprese artigiane. Siamo stati molto attenti nel riammodernare le procedure e a garantire condizioni di sicurezza in vista della ripartenza".

E per i settori che dovranno aspettare come vi siete mossi? "Parliamo in particolare di tutto il mondo del benessere, che dovrà aspettare fino a giugno. Queste aziende hanno bisogno più delle altre di finanziamenti a fondo perduto perché, in questa situazione, rischiano veramente di saltare. E ci battiamo contro il lavoro nero e l’abusivismo. In momenti come questo, proprio nel settore del benessere, trovano una situazione fertile in cui prosperare. Lo Stato deve intervenire anche su questo fronte".

Gli interventi del Decreto liquidità non bastano? "Quattrocento miliardi sono tanti, certo. Ma il tema vero è il loro utilizzo. Sono comunque soldi in prestito che devo restituire, sono prestiti per coprire debiti. In ogni caso chiediamo che la soglia per ottenere le garanzie venga spostata almeno a 60mila euro dai 25mila attuali. Sarebbe una cifra più ragionevole e sarebbe sicuramente più utile".

Cosa chiedete alla pubblica amministrazione? "Chiediamo che i cantieri pubblici riprendano velocemente. E l’affidamento diretto dei lavori, oltre al ricorso a imprese a chilometro zero. Facciamo lavorare chi è già sul posto, così creiamo anche meno problemi per quanto riguarda la sicurezza nella Fase 2. Chiediamo anche tempi di pagamento più veloci e la revisione dei codici Ateco. Faccio un esempio: non è possibile che nelle categorie riservate al benessere della persona, come parrucchieri ed estetisti, ci siano anche i toelettatori per animali".  

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