Morto Bernardo Caprotti, dal primo market al grande impero. Una scalata lunga una vita

Milano saluta l’imprenditore che ha creato un gigante da oltre 6 miliardi

Esselunga nel 1974 (De Bellis)

Esselunga nel 1974 (De Bellis)

Milano, 1 ottobre 2016 - Il primo store lo tirò su nel 1957 in viale Regina Giovanna, due passi da Porta Venezia a Milano, al posto di una vecchia officina. In più di mezzo secolo, gli store si sono moltiplicati: oggi sono 152 tra Lombardia, Toscana, Emilia Romagna, Piemonte, Veneto, Liguria e Lazio. E la società Esselunga dà lavoro a più di 21mila persone, con un fatturato di 7 miliardi di euro. Un impero da «re dei supermercati», come veniva definito Bernardo Caprotti, scomparso ieri all’età di 90 anni (ne avrebbe compiuti 91 venerdì prossimo): «Per espressa volontà del defunto le esequie avverranno in forma strettamente privata e per suo desiderio non dovranno seguire necrologi», la nota della moglie Giuliana. Figlio di Giuseppe, uno dei «ragazzi del ’99» mandati in guerra appena diciottenni dopo la disfatta di Caporetto, e di Marianne Maire, erede di una casata alsaziana, il giovane Bernardo e i fratelli Guido e Claudio ereditano una florida azienda tessile, aperta in Brianza nel 1830 e cresciuta grazie all’utilizzo di telai meccanici di ultima generazione prodotti negli Stati Uniti. Già, gli Stati Uniti: Caprotti ci passa un anno per formarsi come manager. E sempre dagli States arriva pure l’ispirazione per quella che diventerà «la grande Esse». Nelson Rockfeller, proprietario della International Basic Economy Corporation, punta a replicare in Italia il successo dei super tutti sconti e promozioni. I fratelli Caprotti e l’imprenditore-amico Marco Brunelli accettano la sfida e fondano la Supermarkets italiani: il 13 novembre del 1957 viene inaugurato il primo grande magazzino. La pubblicità di lancio recita così: «La spesa è uguale per tutti». Nasce ufficialmente il colosso Esselunga.

Un colosso che resisterà negli anni alla concorrenza dei gruppi francesi, riuscendo a conservare la leadership nel settore: dall’ultimo rapporto realizzato dall’Area Studi di Mediobanca, emerge che Esselunga è la prima azienda nel campo della Grande distribuzione organizzata (Gdo), con ricavi per oltre 6,8 miliardi. Al timone c’è sempre lui, Bernardo, che comanda tutto dal terzo piano di un edificio nobiliare dietro piazza Scala, nel cuore della città. Una città alla quale nel 2013 Caprotti fa un regalo: un dipinto di Cristo del suo omonimo Gian Giacomo Caprotti, allievo di Leonardo da Vinci, acquistato all’asta da Sotheby’s per 400mila dollari e poi donato alla Pinacoteca Ambrosiana. Cosmopolita e poliglotta (il padre gli disse: «Impara l’inglese, perché la guerra la vinceranno gli inglesi e la perderanno i tedeschi»), negli ultimi anni è stato al centro di una sorta di «Dynasty» in salsa meneghina. Tutto ha inizio nel 1996, quando, per non far torti a nessuno, il fondatore intesta ai tre figli, in parti uguali, il 92% dei supermercati. Nel 2004, però, il vecchio Bernardo «licenzia» il primogenito Giuseppe dalla carica di ad e riprende personalmente le redini dell’azienda, aprendo così ufficialmente la guerra. In seguito alla scia di accuse e controaccuse che si scatenano in famiglia, Caprotti dà ordine di estinguere e rimuovere i mandati fiduciari formalmente in essere con i figli aventi ad oggetto le azioni di Supermarkets Italiani spa e di attivare contestualmente un corrispondente mandato fiduciario, avente ad oggetto le stesse azioni, a beneficio di se stesso. A seguito di quella decisione, partono i giudizi arbitrali sfociati, nel luglio del 2012, nel lodo che accerta la piena ed esclusiva proprietà in capo a Bernardo Caprotti delle azioni di Supermarkets, nel periodo precedente oggetto del mandato fiduciario intestato a Giuseppe e Violetta.

Questi ultimi non digeriscono la decisione arbitrale e impugnano il lodo. Fin dall’inizio, però, la giustizia ordinaria prende la direzione del vecchio Bernardo. Nel luglio del 2014, la Corte d’appello respinge l’impugnazione. Giuseppe e Violetta vanno in Cassazione. L’ultimo atto nel febbraio scorso: la prima sezione civile della Suprema Corte boccia il ricorso promosso dai figli nei confronti del padre, che così rimane padrone indiscusso della propria creatura Esselunga. Una creatura che in realtà Caprotti stava pensando di vendere, tanto che aveva già scelto un advisor per vagliare le offerte di Cvc e Blackstone. Chissà se ora le cose cambieranno.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro