La rivolta di San Colombano contro l'arrivo dei migranti

Due mozioni, una lettera del sindaco, duemila firme, un’assemblea pubblica e un’interrogazione al Ministro

Raccolta firme contro l'arrivo dei migranti

Raccolta firme contro l'arrivo dei migranti

San Colombano al Lambro, 28 luglio 2016 - Due mozioni, una lettera del sindaco, duemila firme, un’assemblea pubblica e un’interrogazione al Ministro. Si stanno moltiplicando le iniziative di politici e cittadini per dire no all’arrivo di novantotto migranti a San Colombano. Lunedì scorso il prefetto di Milano ha comunicato che, previo accordo con un privato, il gruppo alloggerà dal 1 agosto a palazzo Roccabarra in via Steffenini, pieno centro. Nello stabile sono infatti liberi dieci appartamenti di circa 140 metri quadrati l’uno che però andrebbero sistemati. Ne sono seguiti sopralluoghi di Asl e vigili del fuoco. Lo stesso Comune, con l’ufficio tecnico, sta verificando la situazione. Il sindaco Pasqualino Belloni intanto, ha spiegato il contesto critico al prefetto cercando di scongiurare gli arrivi. Dal canto loro le minoranze, hanno chiesto più fermezza nel rifiuto da parte del primo cittadino che ha infine indetto, dopo l’approvazione all’unanimità delle due mozioni sul tema, un’assemblea popolare. Informerà quindi i cittadini domani alle 21 nel cortile interno del castello Belgioioso. Invece la petizione, da spedire a prefetto e questore, si è conclusa con 1892 firme raccolte in quattro giorni. In tanti infatti sono preoccupati. E ora è intervenuto l’onorevole di San Rocco Guido Guidesi, rappresentante del Carroccio, che ha scritto direttamente al Ministro dell’Interno Angelino Alfano: «San Colombano è un paese di circa 7.300 abitanti, noto luogo a vocazione turistica per la presenza di un castello, lo svolgimento di diverse manifestazioni a carattere medievale e dove si trova l’unica collina nel milanese con produzione di vini Doc – osserva il politico – e pertanto, la notizia dell’imminente arrivo dei novantotto immigrati ha provocato subito grande sconcerto, sia tra gli amministratori locali che tra la popolazione residente, anche per le ovvie ripercussioni, sia di ordine pubblico che per l’economia della cittadina. Insomma, contro la decisione unilaterale del prefetto si è mobilitato il paese intero». E ancora «ricordiamo che in paese ci sono già 500 extracomunitari e che le forze dell’ordine non possono gestire nuovi rischi perché in carenza di organico e mezzi rispetto alle ormai attuali condizioni del territorio da presidiare».

Poi, dal punto di vista tecnico, Guidesi ha chiarito «lo stesso stabile risulterebbe altresì in stato di abbandono ormai da cinque anni e recentemente in fase di ristrutturazione ma ancora privo dei criteri di abitabilità in termini di compatibilità urbanistica e impiantistica. Questo anche per l’assenza del certificato anti incendio. Sono ancora in corso i lavori di manutenzione, pulitura, imbiancatura, cambiamento dei serramenti e degli impianti, per i quali ancora non è stata presentata alcuna richiesta al Comune». Da qui l’interrogazione «chiediamo al Ministro se è al corrente di tutto questo e se non ritiene il caso di revocare la decisione del prefetto».