Febbre del Nilo, ancora critiche le condizioni del 69enne lodigiano

L'anziano è stato trasferito al reparto di malattie infettive del Delmatio di Sant'Angelo ma avrebbe superato la fase più critica della malattia

Ospedale (foto repertorio)

Ospedale (foto repertorio)

Lodi, 31 agosto 2015 - Febbre del Nilo, tutti i contagiati sono migliorati. Buone notizie sul fronte sanitario. Negli ultimi giorni il Lodigiano è stato allarmato dalla febbre del Nilo, o West Nile Disease, che ha contagiato quattro persone. E fino a sabato almeno uno di questi pazienti si trovava ancora in condizioni serie. Marco Tinelli, primario dell’ospedale Delmati di Sant’Angelo, dove si trova il reparto per malattie infettive dell’Azienda ospedaliera di Lodi, ieri ha però dato ultimi aggiornamenti confortanti. «Abbiamo trasferito il paziente dalla rianimazione al reparto di malattie infettive e anche se le sue condizioni sono ancora impegnative possiamo dire che la fase critica è stata superata - ha spiegato e precisato -. Faremo di tutto perché la patologia regredisca definitivamente».

Due ultraottantenni erano risultati positivi al virus lunedì scorso e venerdì era stato ricoverato anche un 79enne della Bassa pavese. Per tutte queste persone, fortunatamente, la fase critica della malattia sembra però essere soltanto un brutto ricordo. Il paziente più preoccupante, ora appunto migliorato, era un 69enne ricoverato venerdì nel reparto di rianimazione dell’ospedale Maggiore di Lodi. Tinelli segue personalmente questi pazienti, che necessitano di una lunga degenza e ieri ha fatto sapere «al momento nel Lodigiano non si sono verificati altri contagi, anche se ho letto sui giornali di un caso riscontrato a Vigevano e comunque con l’abbassarsi delle temperature il fenomeno dovrebbe esaurirsi perché ci saranno meno zanzare». Ogni contagiato guarisce in tempi diversi. Spesso, infatti, la febbre del Nilo implica parecchia riabilitazione motoria e l’intervento di un logopedista per rimettere in sesto la muscolatura. Si può anche rimanere a letto, nei casi più gravi e con più difficoltà di ripresa per gli anziani, fino a un mese e mezzo.

«Il periodo di incubazione del virus va invece dai 3 ai 12 giorni e mediamente anche il periodo di degenza si attesta intorno alla dozzina di giorni», aveva chiarito nei giorni scorsi lo stesso primario. La guardia nel territorio comunque resta alta e il consiglio è sempre quello di proteggersi il più possibile da punture di zanzara. Non sono a rischio soltanto i pensionati, ma tutti i coloro che per patologie o età hanno il sistema immunitario più debole e sono quindi più facilmente contagiabili. Tra questi anche chi si sottopone a cure cortisoniche. Anche se spesso è il fisico stesso a sconfiggere il virus senza causare particolari complicazioni. L’autunno comunque è vicino e il problema dovrebbe risolversi, da solo, quanto prima. «Il virus si trasmette esclusivamente attraverso la zanzara e non da uomo a uomo o da altri animali all’uomo, quindi se anche passeri e corvi ce l’hanno addosso tutto l’anno, per le persone non è un problema - ricorda ancora il medico -. Con l’autunno rimarranno soltanto alcune larve potenzialmente infette e poi dovremo vedere se l’anno prossimo questo piccolo focolaio epidemico si riproporrà e in quali proporzioni. Per quest’anno direi che siamo in dirittura di arrivo».

paola.arensi@ilgiorno.net