Abusi sull’amichetta della nipotina: il "nonno orco" finisce in carcere

Lodi, condanna confermata in appello per un 75enne residente in città

Vittima di abusi

Vittima di abusi

Lodi, 18 febbraio 2017 - «E’ stata durissima, abbiamo rischiato la prescrizione, ma alla fine il suo ricorso in Cassazione è stato rigettato, la sentenza è passata in giudicato e mercoledì scorso il pedofilo che aveva abusato di mia figlia quando era solo una bambina, è stato arrestato dalla Questura e portato in carcere, dove dovrà scontare i 7 anni della condanna di primo grado, poi riconfermata un anno fa in appello». L’uomo, A.G., residente a Lodi, rinchiuso al momento in carcere a Lodi e poi destinato a essere trasferito in una struttura del Milanese, non ha ottenuto i domiciliari a causa dell’entità della pena, 7 anni appunto, confermati in secondo grado il 19 febbraio 2016, dopo un iter giudiziario durato sei anni.

Prima di questa violenza l’anziano aveva già subito una condanna per atti di libidine nei confronti di un’altra giovane ma aveva evitato il carcere con le attenuanti. «Io e mia figlia siamo contente che giustizia sia stata fatta: ringrazio poliziotti, magistrati, avvocati tra cui soprattuto Fiammetta Pezzati, Paola Morosini dell’Uonpia (neuropsichiatria infantile, ndr) di Lodi e l’associazione Prometeo di Massimiliano Frassi (onlus che si occupa di aiutare le vittime di pedofilia, ndr). Dopo la violenza, in questi anni abbiamo dovuto subire il fatto di vederlo in giro per Lodi e abbiamo temuto che non finisse in prigione: non è facile incontrare il proprio carnefice per la strada, ma siamo state salde. Siamo solidali con l’altra ragazza, che ha avuto lo stesso problema con quell’uomo. Non cercavamo vendetta e abbiamo un pensiero per la sua famiglia (l’uomo ha due figli e 4 nipoti), che non c’entra. Adesso che lui è in carcere, per mia figlia, che oggi ha 23 anni e ha un lavoro, sarà più facile lasciarsi questa storia alle spalle, come già sta cercando di fare: adesso sta meglio».

La giovane, che in questi anni, dando conto dei vari gradi di sentenza, avevamo chiamato Giulia, era stata abusata tra il 1999 e il 2001, a Lodi, quando era in prima elementare. Il calvario era iniziato quando la giovane aveva conosciuto una coetanea che frequentava la stessa scuola; ma il nonno dell’amica, quando si incontravano a casa sua per giocare o guardare i cartoni animati, aveva abusato di lei. Giulia, che ora ha un lavoro e si sta rifacendo una vita, aveva sviluppato una forma di mutismo selettivo e, poi, di anoressia che il servizio di Neuropsichiatria infantile aveva definito ‘da stress post-traumatico’; solo alle medie la ragazzina aveva raccontato l’accaduto alle amiche e tre anni più tardi a mamma e psicologhe, facendo così scattare l’iter giudiziario, fino alla duplice condanna e, questa settimana, all’arresto.