"Trifone portava le ragazze in casa": l’amicizia, poi la rottura con Ruotolo

Pordenone, in aula un coinquilino del presunto omicida e del militare

La lodigiana Teresa Costanza e Trifone Ragone L’unico imputato per il delitto della coppia è Giosuè Ruotolo difeso dall’avvocato Roberto Rigoni Stern

La lodigiana Teresa Costanza e Trifone Ragone L’unico imputato per il delitto della coppia è Giosuè Ruotolo difeso dall’avvocato Roberto Rigoni Stern

Lodi, 21 gennaio 2017 - «All'inizio Giosuè e Trifone uscivano spesso insieme, perché avevano maggiore affinità per interessi in comune come lo sport o la discoteca. Poi col passare del tempo avevano smesso di uscire, i rapporti si erano incrinati. Spesso discutevano per questioni economiche. Giosuè aveva un’attenzione alle spese anche al centesimo». A raccontare i rapporti tra Trifone Ragone, il militare ucciso nel parcheggio del palazzetto dello sport di Pordenone la sera del 17 marzo 2015 con la fidanzata Teresa Costanza, lodigiana, e Giosuè Ruotolo, unico imputato del duplice omicidio, è stato Sergio Romano, uno dei due coinquilini che condividevano un appartamento a Pordenone con i due ragazzi.

La tredicesima udienza del processo davanti alla Corte d’Assise a Udine è stata dedicata, ieri, solo a Romano. Una testimonianza-chiave per la Procura di Pordenone che, proprio sulla ricostruzione dei due coinquilini, aveva deciso di chiudere le indagini preliminari, individuando in Ruotolo il presunto colpevole. In aula, Romano, ha raccontato anche del «cambiamento» di Trifone: «Da gennaio 2014, quando siamo tornati da Strade sicure a Milano, non aveva più accortezze nei nostri riguardi - ha detto in aula -. Portava le ragazze anche durante la settimana e di notte facevano rumore».

Negli interrogatori resi ai pm, Sergio Romano aveva raccontato di una presunta lite, poi sfociata in aggressione, tra Trifone e Giosuè dovuto al profilo Facebook «Anonimo anonimo» che Ruotolo avrebbe creato per mandare messaggi a Teresa. Fatti che risalirebbero a fine novembre 2014 e che vengono duramente contestati dalla difesa di Ruotolo. «Tra Trifone e Giosuè non c’è mai stato nessun astio - spiega l’avvocato di Ruotolo, Roberto Rigoni Stern -. Del litigio che avrebbe poi causato una ferita al labbro di Ruotolo non ci sono prove. Troppe contraddizioni. Questa versione dei fatti, presentata dai coinquilini, è stata resa solo all’ottavo interrogatorio davanti al pm. Perché non subito? Inoltre, Trifone aveva contattato, un paio di settimane prima dell’omicidio, Giosuè. Un messaggio con toni confidenziali e amichevoli». Il processo in Corte d’Assise a Udine riprenderà lunedì con la testimonianza dell’altro inquilino, Daniele Renna.