"Con il fucile proteggevo la famiglia": l’oste chiede l’archiviazione del caso

Uccise un ladro: è accusato di ecceso colposo di legittima difesa

Mario Cattaneo, il ristoratore di 68 anni, titolare dell’Osteria dei Amis di Gugnano, frazione di Casaletto Lodigiano

Mario Cattaneo, il ristoratore di 68 anni, titolare dell’Osteria dei Amis di Gugnano, frazione di Casaletto Lodigiano

Casaletto Lodigiano, 21 novembre 2017 - Due punti per sostenere l’innocenza dell’oste. Gli avvocati di Mario Cattaneo, il ristoratore di 68 anni, titolare dell’Osteria dei Amis di Gugnano, frazione di Casaletto Lodigiano, al momento accusato di eccesso colposo di legittima difesa per aver ucciso con un colpo di fucile Petre Ungureanu, uno dei quattro ladri che aveva fatto irruzione nella sua proprietà la notte tra il 9 e il 10 marzo scorso, hanno presentato una memoria difensiva per convincere il gip di Lodi ad archiviare il caso. Nel fascicolo chiuso dalla Procura di Lodi a fine ottobre, sono stati così aggiunti gli esiti degli esami dei Ris di Parma e una controdeduzione alle conclusioni del procuratore Domenico Chiaro a firma dei legali di Cattaneo. Adesso toccherà al procuratore Chiaro decidere se interrogare nuovamente il ristoratore di Gugnano. Secondo gli inquirenti, Cattaneo, quella notte, avrebbe fatto partire dal suo fucile da caccia Bernardelli due colpi e non uno come l’oste ha sempre sostenuto.

 "E' chiaro che Cattaneo ha portato con sè il fucile solo per proteggere la famiglia - spiega l’avvocato dell’oste, Vincenzo Stochino -. Siamo convinti di poter ottenere l’archiviazione dal giudice. Le prove che abbiamo raccolto attraverso il lavoro dei Ris di Parma e del nostro consulente, l’ex generale dei Ris, Luciano Garofano, ci hanno permesso di confermare tanti punti forniti dalla ricostruzione dell’oste. Le tracce di polvere da sparo sono solo su una canna e non su entrambe. Poi, il colpo è stato esploso quando Cattaneo era per terra: ci sono anche le tracce di Dna, estraneo alla famiglia dell’oste, sulla canna del fucile che confermano la colluttazione con uno dei ladri".

La notte tra il 9 e il 10 marzo scorso, intorno alle 3.40, Cattaneo, dopo aver sentito qualche rumore, era sceso nel cortile di sua proprietà, imbracciando il fucile da caccia. Con lui c’era anche il figlio Gianluca. Poco dopo si era accorto che la porta che collega la sua abitazione al ristorante era stata bloccata dai ladri con una corda di nylon e dei mobili. Allora aveva spaccato l’ingresso con calci e spintoni. Un gesto inequivocabile per la Procura di Lodi: per il pm, Cattaneo, sarebbe così andato incontro al pericolo, perché la porta era chiusa e lui aveva dovuto sfondare mentre era in corso l’aggressione ai suoi beni, ma non alle persone. Poi la colluttazione con uno dei ladri e il proiettile che era partito dal fucile di Cattaneo, attraversando un cartone che i malviventi avevano sistemato sulla porta che collega l’abitazione dei Cattaneo col cortile nel retro del ristorante, fino a colpire alle spalle, sotto la scapola destra, il malvivente Ungureanu che qualche ora più tardi era stato trovato senza vita vicino al cimitero della frazione, fuori dalla proprietà di Cattaneo.