Emorragia nell’edilizia lodigiana: in un anno perse 162 imprese

E dal 2011 il numero delle aziende si è ridotto del 19,9 per cento

Due addetti del settore costruzione al lavoro  in un cantiere Nel Lodigiano sono impiegate 4.748 persone

Due addetti del settore costruzione al lavoro in un cantiere Nel Lodigiano sono impiegate 4.748 persone

Lodi, 23 settembre 2016 - In un anno il settore trainante dell’economia lodigiana, l’edilizia, ha perso 162 aziende: erano 3.236 nel 2015, sono 3.074 quest’anno, di cui 878 a conduzione straniera. Un -5 per cento che pesa moltissimo rispetto al -1,4 per cento di media regionale. Rispetto al 2011 poi la fotografia è ancora più drammatica: si è perso per strada il 19,9 per cento delle imprese attive, mentre la media lombarda è dell’8,8 per cento. Nessuna provincia lombarda fa peggio del Lodigiano. In termini assoluti, cinque anni fa erano operavano 3.839 aziende. I dati forniti dalla Camera di commercio di Milano non potrebbero essere più impietosi per la provincia lodigiana. Per quanto riguarda gli addetti nel settore costruzioni, a oggi sono impiegate 4.768 persone per un ricavo aggregato delle vendite, sempre nel settore edile, di quasi 287 milioni di euro.

Niente di nuovo, però, per l’Unione Artigiani di Lodi, che ha parlato di «caduta libera» anche nel corso dell’ultima assemblea dei soci, qualche giorno fa. «La crescita è ancora molto debole – ha spiegato ai colleghi il presidente Nicola Marini –. Anche per i settori più rilevanti per il nostro territorio, l’edilizia, gli investimenti rimangono invariati, oppure aumentano in misura molto contenuta come nel caso di agricoltura con lo 0,5 per cento e i servizi con lo 0,2 per cento. Dati ancora troppo fragili per rilanciare la crescita e ridurre in maniera significativa la disoccupazione. Le nostre realtà, intanto, continuano a fare le spese e soffrono la mancanza di credito, burocrazia e tassazione troppo elevata. La tradizione artigiana, quella del ‘saper fare’, rimane un ingrediente indispensabile per l’intero settore produttivo del territorio». Una boccata d’ossigeno per le piccole imprese lodigiane potrebbe coincidere con il futuro amministrativo della provincia di Lodi e il passaggio nella Città metropolitana di Milano. «Ma – riflette il segretario Mauro Sangalli –, senza un fisco locale e centrale più sostenibile e senza maggiore credito dalle banche, sarà difficile uscire da questo circolo vizioso per cui le aziende non assumono, i lavoratori non investono e quindi non comprano casa, i costruttori non riescono a vendere e chiudono».