Evasione Cutrì, nessuna revoca del carcere duro

I fratelli Mimmo e Domenico sono detenuti nel carcere milanese di Opera: "Il 14 bis è una vera punizione corporale"

L'arresto di Domenico Cutrì

L'arresto di Domenico Cutrì

Inveruno (Milano), 18 luglio 2014 - Nessuna revoca del regime di sorveglianza speciale, il cosiddetto 14 bis, per i due fratelli Cutrì Mimmo e Daniele detenuti nel carcere milanese di Opera all’indomani della rocambolesca evasione dell’inverno scorso. E ancora nessuna notifica in merito all’inizio di quel “giudizio immediato” che il pm di Busto Arsizio Raffaella Zappatini ha chiesto a conclusione delle indagini per il commando di fuoco che quel pomeriggio del tre febbraio scatenò l’inferno nel piazzale del tribunale di Gallarate. «L’unico al quale è stato revocato il 14 bis è Aristotele Buhne (uno degli esponenti di secondo piano del gruppo capitanato dal terzo dei fratelli Cutrì, Nino, rimasto ucciso durante il blitz) — spiega Roberto Grittini, legale dei due ragazzi —. Il 14 bis è una vera punizione corporale, i ragazzi restano 24 ore su 24 in isolamento». I giudici sembrano non avere tuttavia alcuna fretta: il 14 bis può durare fino a sei mesi. Intanto, ai due fratelli è stato accordato un incontro con i genitori.