Inveruno, 9 febbraio 2014 - Alle 3.35 di domenica 9 febbraio è finita la fuga dell'evaso Domenico Cutrì.  L’ergastolano, scappato lunedì dal carcere di Gallarate, è stato catturato dai carabinieri in via Villoresi 23, poco lontano dal centro di Inveruno e dalla casa dove vivono i genitori (Il video dell'arresto). Cutrì, 31 anni, dormiva sui cuscini di un divano nell’appartamento di una palazzina in ristrutturazione. Sulle scale per diverse ore è rimasto l'odore dei fumogeni utilizzati dai carabinieri durante l'irruzione. Le porte delle stanze sono state sfondate (LE FOTO DELL'ARRESTO). L’inseguimento dunque è terminato in meno di una settimana.

Domenico Cutrì e suo fratello più giovane, Daniele, che è accusato di avere fatto parte del commando che l'aveva liberato, sono stati trasferiti nel carcere milanese di Opera I due si trovano in un settore ad alta sicurezza. Domenico Cutri', da quando i carabinieri del Gis hanno fatto irruzione nel suo ultimo covo, dopo esser stato arrestato, si e' chiuso nel silenzio. Lunedì ci saranno le convalide di Daniele e di Carlotta poi partiranno le richieste per le ultime convalide. Martedì, invece, ci sarà l'autopsia sul corpo di Antonino Cutrì, per accertare la direzione del proiettile: Antonino Cutrì è stato raggiunto al collo.

 

IL COVO IN VIA VILLORESI A INVERUNO - Con Domenico Cutrì, in via Villoresi 23, c’era l’ultimo complice, Luca Greco, detto 'Franco', 35 anni, un pregiudicato fermato con l'accusa di aver fatto parte del commando che lunedi' scorso ha liberato il detenutoNella casa, al piano terra, c’erano pasta, riso, farina, pane, biscotti, merendine, bottiglie d’acqua e di latte, un piccolo fornello e tabacco, tutti rifornimenti per proseguire la latitanza. Trovate anche sigarette e alcune dosi di marijuana. Non c'era luce, riscaldamento e neppure i servizi igienici. Sul pavimento erano sparsi i quotidiani Il Giorno e La Prealpina (LE FOTO DEL COVO). Cutrì era armato di una pistola carica, una 357 magnum, ma non ha nemmeno avuto il tempo di capire cose stesse accadendo che già era in manette. L'abitazione era stata fornita da Franco Cafà, piccolo impresario edile della zona, che conosce Luca Greco e che è stato arrestato nel pomeriggio di sabato.

 

"C'ERA IL PERICOLO DI FUGA" - "Ringrazio la procura della Repubblica che ha permesso di coordinare gli sforzi di diversi reparti. In sei giorni di indagine abbiamo raccolto materiale che normalmente si raccoglie in 6 mesi di indagine". Così il tenente colonnello Giovanni Sozzo, comandante Ros anticrimine Milano, alla conferenza stampa, nella quale erano presenti anche il comandante provinciale di Varese, Alessandro De Angelis, quello del reparto operativo, Loris Baldassarre, il procuratore della repubblica di Busto Arsizio, Gianluigi Fontana e la pm titolare delle indagini Raffaelle Zappatini. Gli inquirenti hanno poi sottolineato:  "Il materiale ci confermava che questi soggetti si potevano allontanare separatamente. A loro disposizione avevano un arsenale di armi, parrucche e altro materiale, indice della loro pericolosità sul territorio. Eravamo consapevoli del rischio che se ne perdessero le tracce. Quindi abbiamo stretto il cerchio. E' stata fatta un'operazione chirurgica".

 

"CI SIAMO CONCENTRATI SULLE AMICIZIE" - Per catturare l'ergastolano Domenico Cutrì nel suo ultimo covo a Inveruno, nel Milanese, i carabinieri hanno usato la tecnica del ''taglio dei rami secchi''. E per riuscire ad individuare dove si trovasse e quelli che sarebbero stati i suoi movimenti hanno ricostruito ''l'intera vita criminale'' dell'evaso e la rete di amicizie con la famiglia. In sostanza, gli sono stati tolti tutti gli appoggi, con il fermo degli altri componenti della banda e Cutri' e' stato costretto a trovare un covo di fortuna, vivendo in condizioni notevolmente disagiate. Domenico, infatti, è finito in via Villoresi dopo essere scappato dal covo di Cellio, nel Vercellese. "Non avendo appoggi al di fuori della Lombardia e del Piemonte,  - hanno spiegato gli inquirenti - Domenico si è sentito costretto a non allontanarsi". A Gallarate, c'era un altro covo dove il boss non e' mai andato ma dove c'erano armi.

 

"IL FRATELLO MORTO VERA MENTE DEL PROGETTO CRIMINOSO" - Tutto era pronto, finchè è successo l'imprevisto: la morte di Antonino nella sparatoria fra gli autori dell'evasione e le forze dell'ordine, considerato dagli inquirenti la vera mente del clan Cutrì. Era stato lui l'ideatore della fuga del fratello, lui aveva curato quella "organizzazione maniacale" che secondo i carabinieri c'era alla base dell'operazione. "Tutti subivano la sua influenza", spiegano le forze dell'ordine in conferenza stampa. Al punto che, una volta appreso per radio della morte del compagno, Carlotta Di Lauro, accusata di aver dato supporto logistico, si è fatta trovare a casa dei genitori: aveva ormai perso ogni motivazione, come sostengono gli uomini dell'Arma. "Persa la testa pensante e scoperti due dei tre nascondigli, da quel momento i fuggitivi hanno dovuto
improvvisare
", hanno spiegato i carabinieri. E hanno continuato: "Subito dopo Cellio abbiamo intercettato la voce di Mimmo Cutrì, durante una telefonata fatta dal telefono di Franco Cafà, preso in prestito da Luca Greco".

 

"FANATICO DEI SUOI COVI" - Dalle indagini "emerge che Domenico Cutrì è un fanatico dei suoi covi, che controllava con telecamere. A casa dei suoi genitori ne sono state trovate tantissime. Aveva sempre paura che ci fossero i carabinieri nelle vicinanze". Poi, si parla di Cellio: "Avevano attrezzato il covo con un'intera videoteca per professionisti: centinaia di dvd e videocassette. Anche numerosi vestiti da donna e provviste alimentari. Il progetto era trasferirsi completamente su quel sito, assumere un'altra identità, compiere altri reati e poi costruirsi una nuova vita". E allora perchè lasciarlo? Gli inquirenti hanno spiegato che "Mimmo sente dei cani abbiare e pensa ci siano forze dell'ordine nei dintorni. Non sentendosi sicuro, il 5 febbraio scappa insieme a Luca Greco, suo amico d'infanzia. Dopo una notte in automobile, i due raggiungono il covo a Inveruno".

 

LA SVOLTA CON IL FERMO DI FRANCO CAFA' - In azione i militari del Comando di Varese e del Ros, il Raggruppamento operativo speciale dell’Arma. Il blitz in via Villoresi è stato condotto dal Gis, il Gruppo d’intervento speciale dei carabinieri. La svolta, però, è  avvenuta nel pomeriggio di sabato. Verso le 17, a Buscate, è stata fermata una Station Wagon: a bordo tre persone, tra le quali Franco Cafà, 35 anni, che avrebbe messo a disposizione dell'evaso l'appartamento. I tre sono stati interrogati: due rilasciati, mentre Cafà è stato trattenuto ed interrogato per cinque ore. Alle 21 è iniziata la mobilitazione nell'Alo Milanese e dopo le 3.30 è scattato il blitz nella palazzina di via Villoresi a Inveruno.

 

I VICINI NON HANNO VISTO MOVIMENTI SOSPETTI - Il cortile dove si trova la palazzina e' circondato da altre case ma, come raccontano alcuni residenti, nessuno si sarebbe accorto di movimenti sospetti. Solo un pensionato ha detto: "Ho sentito un forte rumore, nel pieno della notte, e mi sono svegliato: poi mi sono affacciato alla finestra e ho visto i carabinieri che facevano irruzione". "Ho avuto molta paura - ha proseguito - Non mi sarei mai aspettato che l'evaso si nascondesse proprio di fianco a casa mia - ha concluso - non ho mai sentito rumori strani e, solo una volta, ho visto una persona che portava all'interno uno scatolone con dei generi alimentari".

 

IL SILENZIO DELLA FAMIGLIA - I genitori di Domenico Cutrì l'hanno saputo dai giornalisti: reazione incredula. "Non e' il momento, non voglio dire nulla...", queste le parole del padre. Le tapparelle dell'appartamento in una palazzina in via Leopardi a Inveruno, dove vive la famiglia, a non molta distanza dal covo dell'evaso, restano chiuse. Tra i vicini di casa in pochi hanno voglia di parlare. Il procuratore di Busto Arsizio Gianluigi Fontana ha voluto lanciare un appello ai familiari, dopo alcune dichiarazioni da loro rese nei giorni scorsi in cui dicevano di essere contenti che il figlio fosse libero. La madre, in una intervista lo aveva anche invitato a non costituirsi. ''Voglio fare un appello ai familiari di Cutri' - ha detto il magistrato -. Lo Stato e' forte e il suo lavoro non e' finito. Un figlio morto e due in carcere bastano''.

 

I SETTE DEL COMMANDO  - Domenico Cutrì, 32 anni, era stato condannato in appello all'ergastolo come mandante dell'omicidio di un polacco che aveva insidiato la sua fidanzata. Era evaso lunedi' scorso, intorno alle 15, quando un gruppo armato era entrato in azione davanti al tribunale di Gallarate dove l'ergastolano doveva sostenere un processo per truffa.

Del commando facevano parte, secondo quanto accertato dai carabinieri, coordinati dal pm di Busto Arsizio, Raffaella Zappatini, i suoi fratelli Antonino, 30 anni, ucciso nel conflitto a fuoco con gli agenti della Polizia penitenziaria, e Daniele, 23 anni, fermato due giorni fa. Altri tre componenti del commando erano stati fermati a Cellio (Vercelli) dove era stato allestito un covo e dopo che erano stati notati dal vicesindaco del paese fare movimenti sospetti con una valigia con medicinali, cibo  e abiti amschilid estinati al fuggitivo: Davide Cortesi, Danilo Grasso e Christian Lianza, tutti amici dei Cutrì di vecchia data e, come loro, con precedenti per reati legati ad armi e droga, per quanto estranei alla criminalita' organizzata. Un altro fermo è avvenuto a Napoli: Aristotele Buhne, 31 enne piccolo imprenditore nato a Napoli ma residente a Turbigo, nel Milanese. E, infine, oggi, l'ultimo: Luca Greco, detto 'Franco', trovato in casa con Domenico Cutrì.

 In carcere si trova anche la compagna di Antonino Cutri', Carlotta Di Lauro, accusata di aver fornito supporto logistico all'evasione. Si e' fatta trovare ieri sera in casa dei genitori dopo tre giorni in cui era stata irriperibile con il figlio di cinque anni avuto da una precedente relazione.

di Marion Guglielmetti e Gabriele Moroni