Torre de' Busi, un figlio segreto nel giallo della donna uccisa

Torre de’ Busi, scoperta che potrebbe dare una svolta all’inchiesta

Omicidio di Torre de' Busi

Omicidio di Torre de' Busi

Torre de' Busi, 22 giugno 2016 - Una gravidanza segreta, un figlio di cui nessuno sospettava l’esistenza in paese e del quale peraltro non si conosce ancora l’identità. È l’ipotesi deflagrata nella giornata di ieri a margine delle indagini sull’omicidio di Maria Adeodata Losa, trovata brutalmente accoltellata dalla pronipote l’11 giugno scorso nella sua abitazione di Sogno, frazione di Torre de’ Busi. L’anziana, 88 anni, molti dei quali spesi a servizio come governante in una famiglia della borghesia milanese, avrebbe avuto un figlio in giovane età di cui nessuno a Sogno era a conoscenza, nemmeno i parenti più stretti. Un figlio prima messo al mondo e poi cresciuto all’insaputa di tutti.

Un segreto custodito gelosamente per anni e sul quale sembra stiano indagando gli stessi inquirenti, alla ricerca di eventuali conferme. Inquirenti che al momento però si trincerano dietro il più stretto riserbo. «Stiamo ultimando i rilievi sulla scena del crimine e a breve invieremo ai colleghi del Ris di Parma il materiale che necessiterà di maggiori approfondimenti», raccontano dal comando provinciale dei carabinieri. I dubbi sulla circostanza dunque restano e aggiungono un ulteriore alone di mistero perché la comparsa di un possibile figlio illegittimo è un’inattesa pennellata alla Agatha Christie, un po’ come il maggiordomo che compare sulla scena del delitto con il candelabro in mano. Di sicuro c’è che l’ipotesi, se confermata, proporrebbe inquietanti paralleli con la vicenda personale di Massimo Bossetti, il presunto killer di Yara Gambirasio nato da una relazione coniugale della madre.

Anche a Torre de' Busi e nella piccola frazione di Sogno parenti e consanguinei di Maria Adeodata Losa verranno sottoposti ai test del dna? Chissà. Gli interrogativi sul tavolo rimangono e anzi aumentano perché di quel presunto figlio nessuno sapeva a Sogno, il paese natio dove Maria era tornata una decina di anni fa per invecchiare insieme alla sorella maggiore Leonilda, 96 anni. Proprio quest’ultima, da un paio di anni inferma e costretta a letto, resta la testimone più preziosa in mano agli inquirenti. Lei, corpo malandato ma testa lucidissima, era al primo piano dell’abitazione di via Piave 9 il giorno dell’omicidio, con tutta probabilità giovedì 9 giugno. Ha raccontato ai carabinieri di aver terminato il pranzo e atteso che Maria salisse con il caffè che le aveva promesso. Quel caffè Leonilda lo aspetta ancora ma non arriverà mai, non potrà mai arrivare perché Maria non c’è più: è stata ammazzata con due coltellate fatali, una al torace e l’altra sotto la mascella. Ha lottato con il suo assassino prima di morire, lo dice l’autopsia sul corpo dell’anziana che, tutti dicono in paese, non poteva avere nemici. Eppure qualcuno l’ha uccisa nella sua casa e ha poi fatto perdere le proprie tracce senza rubare nulla. Un mistero.