IL LIBRO DE IL GIORNO DI GENNARO MALGIERI - Quella memoria del ’900: Ernst Junger, la vera storia

Ernst Junger nacque ad Heidelberg il 29 marzo 1895, morì all’età di 103 anni il 17 febbraio 1998. Evangelico protestante per tutta la vita, come da tradizione familiare, si convertì al cattolicesimo il 26 settembre 1996 alla fine di lungo e complesso percorso

Il libro de Il Giorno di Gennaro Malgieri

Il libro de Il Giorno di Gennaro Malgieri

Milano, 17 aprile 2015-  Ernst JUunger nacque ad Heidelberg il 29 marzo 1895, morì all’età di 103 anni il 17 febbraio 1998. Evangelico protestante per tutta la vita, come da tradizione familiare, si convertì al cattolicesimo il 26 settembre 1996 alla fine di lungo e complesso percorso che meriterebbe di essere ricostruito, maturato nel solco di una spiritualità che aveva segnato tutta la sua lunga ed operosa esistenza. Poco prima di morire espresse il desiderio di essere seppellito come gli abitanti di quel piccolo villaggio nel quale aveva stabilito la sua residenza dove per oltre cinquant’anni avrebbe scritto trenta libri, tenuto i suoi straordinari diari, raccolto la sua ricerca di infaticabile entomologo e si sarebbe. Ottant’anni di vita intellettuale non sono facili da descrivere soprattutto quando il protagonista, uomo fuori dagli schemi, ha attraversato le tempeste del Novecento, ha cavalcato le contraddizioni della modernità, ha lottato contro i Titani di un secolo crudele eppure entusiasmante, ha cercato l’eterno tra i rottami dell’effimero. Un’impresa immane. Alla quale si è dedicato, con certosina abnegazione per decenni, Heimo Schwilk, fino a tirar fuori dall’immenso materiale accumulato, selezionato, vivisezionato, interpretato la prima grande biografia dello scrittore tedesco, un volume di oltre settecento pagine pubblicato in Italia dall’editrice Effatà. 

Più che un libro un monumento a colui che è stato definito il “diarista del XX secolo” e che con il suo lavoro di filosofo, romanziere, saggista ha forse meglio di chiunque altro penetrato nelle pieghe di un tempo nel quale i bagliori delle speranze si sono alternati alle tenebre di storie che hanno ridotto l’umanità a cumuli di macerie. Junger, come si evince dalla biografia di Schwilk, non ha respinto l’epoca in cui gli è toccato in sorte di vivere e di agire, sfidando incomprensioni e ostilità dovute all’ignoranza e ai pregiudizi, ma l’ha accolta immaginando di poter seminare tra le sue distorsioni semi di lucida, implacabile intelligenza senza curarsi di chi avrebbe raccolto i frutti. Sapeva Junger che alla decadenza ed al nichilismo soltanto l’atteggiamento dell’anarca, del ribelle poteva opporsi efficacemente non per offrire una sterile testimonianza ed ha corso il rischio fino ad essere ostracizzato dalla comunità intellettuale europea per lungo tempo. Ma poi la ragione, come un raggio di luce, si è fatta strada. Al compimento dei suoi cento anni, Francois Mitterrand dichiarò che il portamento di Junger era “quello di un antico romano, orgoglioso e retto, imperturbabile”. E dire che nel 1918, nelle “tempeste d’acciaio” che avevano squassato l’Europa, si era guadagnato la “Croce di guerra pour le merite” combattendo proprio contro la Francia.

HEIMO SCHWILK, Ernst Junger. Una vita lunga un secolo, Effatà editrice