Prima della Scala 2016: chi è Alvis Hermanis, regista "post-drammatico"

Prima di Madama Butterfly un lavoro al Crt. Costumi, luci, coreografia: ecco lo staff della Madama Butterfly. Kristine Jurjane firma il raffinato abbigliamento delle geishe sul palco

Alvis Hermanis e Riccardo Chailly

Alvis Hermanis e Riccardo Chailly

Milano, 6 dicembre 2016 - In un'epoca di globalizzazione e scontri culturali che travolgono la specificità dei luoghi e mescolano le carte vorticosamente, l’Orientalismo che nutrì l’ispirazione della “Madama Butterfly” di Puccini un secolo fa sembra un’immagine molto lontana e sfocata, non più riproponibile. Come allestire oggi quella vicenda di amore, seduzione e tradimento in terre esotiche? L’inaugurazione della stagione d’opera della Scala, di domani con una nuova “Madama Butterfly” punta su un’équipe del tutto odierna e transnazionale.

Alvis Hermanis, regista e co-scenografo con Leila Fteita di studi italiani, è un cosmopolita nato a Riga; i costumi sono della sua connazionale Kristine Jurjane, di studi olandesi e impegni di primo piano non solo nel suo paese. La cura del video è di Ineta Sipunova, pure lei lettone e attiva da Hong Kong a Bruxelles a Bologna, con un accento forte su Salisburgo; le luci sono del pietroburghese Gleb Filshtinsky, con presenze in tutte le maggiori istituzioni operistiche europee, Scala e Salisburgo comprese. La coreografia è della russa Alla Sigalova, diplomata all’Accademia Vaganova di San Pietroburgo, a capo di un suo gruppo indipendente dal 1989 al 2000, dove ha allestito produzioni decisamente narrative, tra cui “La Divina” in omaggio a Maria Callas, aprendosi poi le porte per una carriera internazionale sia montando balletti come “Schiaccianoci” e “Romeo e Giulietta” sia lavorando per il teatro e per l’opera lirica, da Labiche a Brecht -Weill, da Flaubert a Bizet. A proposito di Hermanis, è tra i fondatori del Jaunais Rigas Teatris, vale a dire del nuovo teatro della sua città, dove i suoi lavori sono stati definiti “post-dramatic”. Il suo “Trovatore” al Festival austriaco con Anna Neterbko e Placido Domingo nel 2014 ha fatto rumore per aver trasformato la sala in un museo gigante con pareti mobili e aver presentato i cantanti come custodi e personaggi dei quadri esposti. Il suo lavoro teatrale “Black Milk”, visto al CRT, che si ispira alla vita contadina e all’animale-simbolo della Lettonia, la mucca, ha colpito per l’attenzione a mantenere viva la memoria di un passato a rischio di estinzione.