Prima della Scala 2016: Kate Pinkerton, la rivale. Due donne a confronto

Una sfida importante per la giovane e talentuosa mezzosoprano: Nicole Brandolino sarà Kate Pinkerton

Nicole Brandolino è Kate Pinkerton

Nicole Brandolino è Kate Pinkerton

Milano, 3 dicembre 2016 - Il canto è la sua avventura. Nicole Brandolino racconta di essere stata così fiera di cantare che al Conservatorio si è diplomata in soli due anni, anziché quattro. Partecipazioni a festival e gala lirici, nel 2015 un debutto acclamato ne “L’amico Fritz” di Mascagni e quest’anno al Teatro alla Scala per l’opera di inaugurazione, “Madama Butterfly” diretta da Riccardo Chailly. Prima versione scritta da Giacomo Puccini nel 1904 e mai più riproposta. Una sfida importante per la giovane e talentuosa mezzosoprano: sarà Kate Pinkerton, moglie dell’ufficiale di marina che anni prima sposa Madama Butterfly e poi l’abbandona. Un ruolo atteso anche perché scompare nelle successive stesure dell’autore.

L’incontro col canto?

«Secondo la mia madrina, già da neonata non piangevo ma facevo vocalizzi. Il canto è nato istintivamente, mia mamma ha sempre ascoltato tanta musica e svariati generi, colonne sonore, jazz, blues, gospel, rock. Sono rimasta affascinata dal jazz e a 14 anni ho iniziato a studiarlo, a poco a poco ho scoperto di avere una vocazione lirica».

Chi gliel’ha fatto notare?

«Il soprano Susanna Rigacci, voce solista di tutte le composizioni di Ennio Morricone. L’ho incontrata dietro le quinte di un concerto e le ho detto “Amo il canto, mi piacerebbe studiare con lei”, per convincerla ho lanciato un acuto. Ricordo la risposta stupita “Bimba sei un cavallo senza briglie, sarai mia allieva”. Poi mi sono iscritta al Conservatorio di Torino, la mia città».

Il soprano Diana Damrau ha voluto duettare con lei nell’album “Fiamma del belcanto”. Cosa le ha insegnato?

«Un onore essere stata scelta, è una figura di riferimento. Si è dimostrata comprensiva e amica, è una donna di grande umanità, diretta, semplice, fra di noi è scattata un’intesa. Diana ha un’aurea luminosa, basta avvicinarla per essere contagiati dalla sua positività. Mi ha suggerito come affrontare i ruoli e mi ha confidato di emozionarsi ancora prima di andare in scena. È un’artista immensa».

Nel suo repertorio ci sono molti ruoli maschili. Non crede di essere troppo femminile per interpretare un ragazzo?

«Con trucco, costumi e gestualità ci riesco benissimo. Quando ho interpretato Beppe, lo zingaro ne “L’amico Fritz” mi sentivo un ragazzo. È il piacere di essere un mezzosoprano, hai ruoli femminili e maschili, quest’ultimi sono più divertenti».

Questa volta sarà Kate Pinkerton ruolo che nessuno, finora, ha mai ascoltato visto che Puccini lo elimina.

«Kate è una americana che va a Nagasaki per prendere il figlio di Madama Butterfly. Nella prima versione c’è la denuncia del colonialismo, una donna imperialista ruba il figlio a una geisha, questa tematica viene attutita nelle stesure successive. Studiando gli appunti di Puccini ho scoperto che non avrebbe mai voluto la sparizione di Kate, fu Carré, direttore dell’Opera Comique di Parigi, a deciderlo».

Perché il figlio dell’altra?

«Ci sono varie ipotesi, forse è sterile e rivendica il bimbo che non potrà mai vivere. Oppure il piccolo ha tratti somatici americani, come Pinkerton, e questo potrebbe portarlo, da adulto, a cercare il padre. Siamo all’inizio del XX secolo, il meticciato faceva paura, anche in America. Credo che Kate non sia così crudele, prova compassione per Cio-Cio-San, cerca di tenderle una mano ma non riesce a dialogare con lei. Sicuramente, nella regia di Alvis Hermanis, è donna emancipata, che sa prendere decisioni. Madama Butterfly, Suzuki e Kate sono donne forti, contrapposte a un uomo debole che non si assume la responsabilità di decidere».