Guttuso, tra teschi e rottami. Tutta “La forza delle cose” a Pavia

Oltre cinquanta opere, prestiti di prestigiosi musei italiani, a partire dal Mart di Trento e Rovereto, e di invidiabili collezioni private

Alcuni dei dipinti di Renato Guttuso

Alcuni dei dipinti di Renato Guttuso

Pavia, 15 settembre 2016 - Non occorrono sempre le magie dei mari del Sud o delle notti di Arles per conquistarsi la gloria dei maestri. A volte bastano gli attrezzi classici del dipingere, innalzati a inconsapevoli modelli: “Barattoli e tubetti di colore” ne è la prova. Un olio del 1986, esempio di pittura analitica eppure calda. Una sorta di autoritratto simbolico. E una vivissima natura morta. Una tela con cui, ancora una volta, Renato Guttuso si faceva testimone ma insieme protagonista della “forza delle cose”.

S’intitola appunto così, “Guttuso. La forza delle cose”, l’imperdibile mostra che illuminerà da domani l’autunno d’arte pavese. Oltre cinquanta opere, prestiti di prestigiosi musei italiani, a partire dal Mart di Trento e Rovereto, e di invidiabili collezioni private. A contorno i video emersi dalle Teche Rai e le fotografie, molte inedite, concesse dagli Archivi Guttuso. Un’esposizione cui Il Giorno partecipa orgogliosamente come “media partner”.

Firmano la mostra come curatori Susanna Zatti, direttrice dei Musei civici pavesi, e Fabio Carapezza Guttuso, figlio adottivo del maestro siciliano scomparso nel 1987, a poco più di settantasei anni. Zatti, nel ricco catalogo Skira, ricostruisce anche gli stretti legami di Guttuso con Pavia – l’acquisizione nel 1964 del grande “Nudo trasversale” – e più diffusamente con la Lombardia: fra i primissimi quadri in mostra figura infatti una “Natura morta con scarpe” del 1935, che verrà ripresa dall’amico milanese Renato Birolli: ripresa nello stucco di Villa Palagonia di Bagheria che Guttuso aveva portato con sé a Milano. Anche il contorno si è guadagnato il suo spazio di rilievo.

Il contorno, una “cosa”, con la sua forza. Non un “oggetto”. Obbligatorio citare Guttuso stesso: «Il significato di “cosa” è più ampio, comprende anche persone o ideali e, più in generale, tutto ciò che interessa e sta a cuore». “Cose” che potevano uscire dai forzieri della memoria siciliana, ancora nel 1966, le due “Fette di anguria” realisticamente sbocconcellate, e persino nel 1982, una “Natura morta con melone”, il frutto brillante in assoluto primo piano, alle sue spalle, colori piani, una veduta dei muri di Palermo. Da quegli stessi forzieri i drappi rossi, ricordo del freddo dei giovanili tempi di miseria e, insieme, affermazione di una scelta politica: Guttuso, “pittore civile”, autore dei famosi, immensi “Funerali di Togliatti”, aveva dichiarato una volta per tutte la sua volontà di essere un artista dal “linguaggio comunicativo”, così da raggiungere un “popolo non contaminato da alcuna retorica”. Da non perdere, in mostra, il “Cimitero di macchine”: in una galleria di luminose arance, o limoni, o ricci di mare, un singolare quadro in bianco e grigio. Suscitò scalpore, quella tela, nel 1978. Una denuncia del consumismo sempre più decadente. Una rivisitazione modernissima dei bucrani e dei teschi già dipinti, monito contro ogni vanità.

Pavia. Scuderie del Castello Visconteo, viale XI Febbraio 35. Fino al 18 dicembre. Catalogo Skira. Info: 0382.33676.