Cantù, il sindaco diffida i musulmani: "Smettete di usare quel capannone come moschea"

La polizia locale ha svolto 17 controlli negli ultimi mesi sullo stabile di via Milano. Secondo i verbali sono state trovate anche 250 persone in una volta sola a pregare

Proteste anti moschea a Cantù

Proteste anti moschea a Cantù

Cantù (Como), 31 agosto 2017 - Sottomettersi a Dio non basterà ai musulmani dell’associazione Assalam per celebrare l’Eid Al Adha, meglio conosciuta come la festa del sacrificio che rappresenta un po’ la Pasqua islamica, da rispettare infatti ci sarà anche la diffida da parte del Comune di utilizzare il capannone di via Milano che, secondo il sindaco Edgardo Arosio e la Lega, in questi mesi è stato utilizzato come "moschea abusiva". A supportare la tesi dell’amministrazione canturina ci sono 17 controlli, compiuti in poco più di due mesi.

"Non c’è dubbio che quella struttura sia stata usata per pregare – spiega il sindaco, Edgardo Arosio – Nel corso di un’ispezione dell’11 luglio, compiuta dalla polizia locale, dal personale dell’area Servizi e Territorio e dai vigili del fuoco, all’interno del capannone è stato trovato un tappeto da preghiera, diverse copie del corano, un impianto di filo diffusione e diverse scarpiere per il deposito delle calzature. Hanno trasformato un magazzino in una moschea e questo in spregio alla legge e di una diffida, notificata il 29 maggio scorso, in cui il dirigente dell’ufficio Gestione del Territorio, li ammoniva a non trasformare il capannone in un luogo di culto. Non siamo più disposti a tollerare questo stato di illegalità: abbiamo diffidato il presidente dell’associazione, Omar Bourass, dal proseguire queste riunioni sulle quali è già stato aperto un fascicolo da parte della magistratura". 

Èl'ultima puntata di una vicenda che da anni divide la Città del Mobile, specie dopo la richiesta di cambio di destinazione d’uso presentata nel 2014 dall’allora proprietario del magazzino al numero 127/d di via Milano per trasformarlo in un luogo di culto. La Lega Nord si oppose subito, poi a bloccare tutto ci pensò la legge regionale sui nuovi luoghi di culto del governatore Roberto Maroni. Nei mesi scorsi l’associazione Assalam ha acquistato l’immobile e lo scorso 11 maggio ha inviato al Comune una comunicazione di cambio d’uso come "sede di associazione culturale non aperta al pubblico". In base alla normativa all’interno della struttura non potrebbero riunirsi più di 100 persone, ma secondo i verbali della polizia municipale nel capannone si sono radunate a pregare anche 250 persone. A invocare il rispetto della legge anche l’onorevole Nicola Molteni: "Lì si possono fare i mobili, non una moschea".