Iniziazione sessuale per entrare nell’"accogliente" casa famiglia

Pratiche sessuali e rapporti con le giovanissime ospiti appena arrivate in comunità, sottoposte a una sorta di rito di iniziazione per entrare a far parte del nuovo nucleo famigliare allargato. È quanto secondo la magistratura è avvenuto in una casa famiglia di Berzo Inferiore di Beatrice Raspa

Una giovane vittima di violenza

Una giovane vittima di violenza

Berzo Inferiore (Brescia), 2 marzo 2015 - Pratiche sessuali e rapporti con le giovanissime ospiti appena arrivate in comunità, sottoposte a una sorta di rito di iniziazione per entrare a far parte del nuovo nucleo famigliare allargato. È quanto secondo la magistratura è avvenuto in una casa famiglia di Berzo Inferiore, in Valcamonica, un’altra realtà del sociale finita sotto inchiesta. Gli inquirenti accusano due dei figli dei titolari di violenza sessuale nei confronti di alcune ragazze - molte adolescenti - che vivevano sotto lo stesso tetto nella struttura. L’inchiesta ha già passato il vaglio del giudice dell’udienza preliminare, che nelle scorse settimane ha rinviato a giudizio i due imputati - entrambi sui 25-30 anni - e il dibattimento inizierà domani. I guai per la struttura avviata nel 2002 e gestita da una cooperativa che accoglie giovani con disagi o allontanati dalle famiglie d’origine, sono iniziati quando una delle minori (di appena undici anni) ha rivelato per caso alla madre la pratica alla quale era stata sottoposta. Uno dei figli degli amministratori a detta della piccola l’avrebbe convinta a seguirlo in cantina per poi spingerla ad atti sessuali. La segnalazione ha allarmato la donna che è andata dai carabinieri, i quali hanno avviato una serie di approfondimenti.

Dopo mesi di indagine, realizzata ascoltando molte delle giovani ospiti che nel corso degli anni avevano trascorso un periodo in comunità - all’epoca dei fatti solo femminile - investigatori e inquirenti hanno delineato un quadro inquietante. Gli abusi non sarebbero stati un episodio isolato. Dalle testimonianze infatti sarebbe emerso che tra le ragazze girava voce di un presunto rito di iniziazione - offrire rapporti ai due uomini -, quasi un battesimo per introdurre le nuove arrivate alla vita in famiglia. Se qualcuna si ribellava alle «regole della casa» tentando di rompere il silenzio - questa la ricostruzione accusatoria - veniva obbligata a tacere. Gli episodi contestati si sarebbero consumati tra il 2006 e il 2013 nei confronti di sette ragazzine. Per uno dei figli dei titolari è anche stata disposta una misura cautelare di divieto di avvicinamento alla comunità (il fratello avrebbe nella vicenda una posizione più marginale, ndr). Solo un paio di settimane fa si era data notizia di un’inchiesta su un’altra casa famiglia per minori, la Rama Dan di Desenzano, i cui titolari devono rispondere di maltrattamenti. Il processo per marito e moglie che gestiscono la struttura desenzanese è già iniziato. Nel corso dell’ultima udienza - la prossima sarà invece oggi - sono sfilati davanti ai giudici una serie di testi dell’accusa, minori e neomaggiorenni che avevano vissuto sotto quel tetto, e i loro famigliari. In molti hanno riferito di botte, pugni, schiaffoni e punizioni per ogni minimo errore.