Il tesoro del parroco e la badante. Dopo la pax, la Curia rivuole i soldi

Sono 200mila euro su 665mila: non si sa se siano dei parrocchiani di Beatrice Raspa

Don Giulio Gratteri e la badante moldava Valentina

Don Giulio Gratteri e la badante moldava Valentina

Brescia, 4 luglio 2014 - Sembrava che il disgelo tra Curia e badante fosse ormai realtà. Nemmeno un euro dei parrocchiani pareva essere stato regalato dal defunto don Giulio alla signora che per 12 anni lo aveva assistito e che di colpo un bel giorno dell’aprile 2013 si è trovata intestataria di una strabiliante eredità. E invece contrordine, la Diocesi frena e rivuole indietro duecentomila euro. «Sono soldi non targati, la cui provenienza è impossibile da identificare.

Potrebbero essere elargizioni in contanti dei fedeli alla parrocchia – chiarisce l’avvocato della Chiesa, Enrico Bertoni -. Il problema è che don Giulio ha commesso un errore, anche se in buona fede, mescolando il suo conto a quello parrocchiale. La sua onestà non è messa in discussione, ma noi abbiamo il dovere di tutelare i beni della comunità». 

Risultato: il giudice Elsa Geraci ha dato tempo alle parti fino al 17 luglio per accordarsi. Poi il tempo è scaduto. Ma l’ipotesi di una risoluzione conciliativa non pare immediata – l’alternativa è una causa di merito - dal momento che sul fronte opposto la questione è interpretata diversamente: “La Curia non riesce a provare che quel denaro non fosse di don Giulio – ribatte il difensore della badante, Biagio Riccio -. Un compromesso lo troviamo solo la Diocesi se la smette di incaponirsi e chiede perdono alla mia assistita”. 

La protagonista della vicenda, che pare un feuilleton, è Valentina Popescu, 52enne moldava, che lamenta di essere stata trattata come una ladra. Don Giulio Gatteri, il parroco di san Sebastiano di Lumezzane, quando è passato a miglior vita le ha regalato la bellezza di 665mila euro. Timorosa che dietro la munificenza si celasse un indebito travaso di beni appartenenti ai fedeli, la Curia ha ottenuto un sequestro conservativo per l’intera somma.

Due giorni prima di morire infatti il sacerdote aveva eseguito uno strano passaggio di 332mila euro dal conto corrente della parrocchia al proprio. Sono stati necessari numerosi incontri e udienze per incrociare i dati e ricostruire ogni singolo movimento sui conti. Un percorso che aveva permesso negli scorsi mesi il dissequestro di 450mila euro a favore della badante, cifra della quale insomma la signora poteva dirsi legittima erede con il placet della Curia. Per l’ultima tranche di 200mila euro però la controversia rimane aperta. 

beatrice.raspa@ilgiorno.net