Il ferito dal pennarello esplosivo: una vita “clonata” da Unabomber

Dalle indagini sull’ex sottufficiale finito in ospedale inquietanti sospetti

il luogo in cui avvenne l'esplosione

il luogo in cui avvenne l'esplosione

Brescia, 1 dicembre 2016 - Per ora è il semplice sospetto di uno degli inquirenti che nei mesi scorsi ha indagato su di lui. Augusto Piccioli, il 69enne ex sottufficiale dell’aeronautica che lo scorso marzo è stato arrestato dopo aver perso due dita nell’esplosione del pennarello bomba che teneva tra le mani mentre si trovava all’interno della biblioteca di Rezzato, potrebbe essere l’Unabomber che tra l’inizio degli anni Novanta e la prima metà del 2000 ha terrorizzato il Nord-Est. A sostenere il pensiero di chi ha potuto leggere e studiare il “fascicolo Piccioli” ci sarebbero alcune inquietanti coincidenze tra l’attentatore rimasto finora anonimo e il 69enne in carcere da marzo. «L’inchiesta su Unabomber ha indicato in una figura vicino agli ambienti militari statunitensi il possibile responsabile - ricorda chi tra gli inquirenti crede in questa corrispondenza -. Piccioli non solo è stato un militare, ma operava a Ghedi sede di una base militare Usa. Come emerge dagli atti sapeva ben destreggiarsi tra i congegni utilizzati negli attentati. Aveva quindi tutte le conoscenze tecniche per confezionare gli oggetti bomba. Lo ha dimostrato anche lo scorso marzo con il pennarello che gli è esploso tra le mani. Complice l’età potrebbe però avere perso un po’ di riflessi e lucidità. L’errore gli è costato caro».

Di Unabomber si iniziò a parlare nei primi anni Novanta. Da qui la seconda coincidenza. «Piccioli si è congedato il 30 ottobre del 1990 per una sindrome depressiva. Qualche mese dopo si è registrato il primo attentato». Unabomber ha seminato il terrore per un ventennio, ma durante questo periodo spesso è scomparso dai radar non facendo più parlare di sé per lunghi mesi. «Una di queste pause è durata quattro anni, periodo che si sovrappone alla perfezione con la convivenza di Piccioli con una donna. Sono semplici coincidenze sulle quali si potrebbe però provare a fare chiarezza con una nuova inchiesta». Nel frattempo ieri mattina si è aperta l’udienza preliminare del processo per l’esplosione dello scorso 3 marzo. Piccioli, che ha scelto la strada del rito abbreviato, ha sempre detto di avere tolto il pennarello da una busta di cellophane trovata nella sua cassetta della posta. Per gli inquirenti sarebbe invece stato lui a costruirlo. Il processo è stato aggiornato al prossimo 8 febbraio.