A Brescia le statue sono parlanti: un’applicazione dà voce alla storia

Gruppo di appassionati crea “Spicapp”: "Diffondiamo cultura"

I creatori di Spicapp

I creatori di Spicapp

Brescia, 2 luglio 2017 - Il povero Arnaldo spiegherà di essere stato condannato all’impiccagione nel 1155 dal tribunale ecclesiastico che non gradiva la sua antipatia per la Chiesa tradizionale, Niccolò invece racconterà balbettando di essere stato soprannominato “Tartaglia” perché quei manigoldi al seguito di Gastone di Foix nel 1512 gli mozzarono la lingua. Le statue di Brescia hanno un storia che in pochi conoscono, così c’è chi si è inventato un modo per farla raccontare a loro direttamente. E, sorpresa, Mazzini e Garibaldi fanno due chiacchiere pure in inglese e in dialetto. Tutto grazie a “Spicapp”, un’applicazione gratuita per smartphone e tablet. L’idea è di un gruppo di professionisti bresciani che per darle forma hanno catalizzato attorno al progetto attori, storici dell’arte, una casa di produzione cinematografica (AlbatrosFilm), traduttori. Persino il cantante Charlie Cinelli, che ha prestato alle statue la voce in bresciano.

"Un paio di anni fa passeggiando sotto questi monumenti ci è venuto in mente che sarebbe stato bello sentirli raccontare la loro storia in prima persona" spiega Roberta Alghisi, architetto, project manager di Spicapp. Una battuta per gioco è diventata un passaparola e un’iniziativa da trasformare in realtà. A svilupparla in concreto, Duckma srl, che ha realizzato anche un sito web (www.spicapp.it). Per usufruirne, basta scaricare gratisla app da App store o Google play, o inquadrare i codici QR nei cartelli informativi collocati dal Comune accanto ai monumenti interessati. Funziona così: una volta scaricata sul telefono Spicapp, un segnale sonoro avvertirà se ci si avvicina a una statua parlante. Per ora oltre ad Arnaldo e a Tartaglia chiacchierano Garibaldi, i fiumi della Pallata, il Mostasù delle Cossere, la Lodoiga, la Bell’Italia, Tito Speri, Mazzini e il cardinale Querini.

"Volevamo diffondere un messaggio culturale in chiave ironica – continua Alghisi – Abbiamo presentato la app al consiglio comunale dei ragazzi che ne sono stati entusiasti, soprattutto della versione dialettale". Dal canto suo Cinelli, sostenitore dell’idioma nativo ("Parlare dialetto è da fighetti", dice) si è subito messo all’opera per tradurre vicissitudini e gesta dei protagonisti. "Usare un linguaggio accattivante per promuovere il patrimonio artistico è un’idea che ci piace molto – conclude il vicesindaco Laura Castelletti – L’obiettivo ora è trovare fondi per ampliare il progetto aggiungendo nuovi monumenti, traduzioni in più lingue ed esportarlo fuori Brescia".