Bossetti: "Sono fiero di mio padre". In lacrime nella camera ardente

Per Massimo Bossetti una visita di 45 minuti nella camera ardente del padre Giovanni Bossetti, morto alle 5 del mattino di Natale. La sorella: "Siamo fieri di essere suoi figli. Porteremo al collo una catenina con l’immagine di nostro padre" di GABRIELE MORONI

Massimo Bossetti lascia la camera ardente del padre scortato dagli agenti

Massimo Bossetti lascia la camera ardente del padre scortato dagli agenti

Bergamo, 26 dicembre 2015 - Arriva alla camera mortuaria dell’Hospice di Bergamo poco prima delle 11. Il cellulare della polizia penitenziaria si arresta sul retro dell’edificio. Un’ora prima due agenti in borghese hanno compiuto una sorta di sopralluogo. Massimo Giuseppe Bossetti scende fra sei agenti che schermano la figura esile del muratore di Mapello agli obiettivi degli infreddoliti fotografi. Porta una felpa blu con il bavero alzato sul collo per proteggersi dal freddo, un paio di jeans e le scarpe da tennis. Appare leggermente appesantito, tiene la mano destra in tasca. Per l’uomo processato per l’omicidio di Yara Gambirasio è il giorno del commiato dal padre: Giovanni Bossetti è morto a 73 anni nelle prime ore della mattinata di Natale, dopo avere lottato per un anno e mezzo contro un male senza pietà. A Bossetti vengono tolte le manette prima che entri nella camera mortuaria. I congiunti non vengono fatti uscire. Ci sono la madre Ester Arzuffi, la sorella gemella Laura Letizia con il marito Osvaldo Mazzoleni, il fratello minore Fabio con la moglie, altri parenti.

Bossetti piange a lungo accanto alla bara, abbracciato alla madre e ai fratelli. Resta con loro circa quaranta minuti, poi esce ancora dal retro dell’edificio e viene riportato nel carcere di via Gleno dove è detenuto dal 16 giugno dello scorso anno. Gli uomini che lo scortano lo affiancano e lo fanno rapidamente scivolare via cercando di non dare nell’occhio. Nel pomeriggio riceve la visita della moglie, Marita Comi e dei tre figli.

I funerali di Giovanni Bossetti saranno domani alle 10 nella parrocchia di San Vittore Martire a Terno d’Isola dove l’uomo viveva con la moglie Ester. Il figlio ha chiesto di poter essere presente: l’istanza deve essere valutata dal presidente della Corte d’Assise, Antonella Bertoja. Nell’ultimo mese a Bossetti era stato concesso per due volte di fare visita al padre in ospedale. La morte di Giovanni Bossetti ha riaperto, inevitabilmente, uno degli aspetti più cruciali di questo dramma orobico. Né Bossetti né la sorella hanno mai accettato il responso degli accertamenti genetici: quello di non essere figli di Giovanni Bossetti, ma di Giuseppe Benedetto Guerinoni, autista di pullman, scomparso nel 1999 a 61 anni. Dal Dna lasciato da ‘Ignoto 1’ sugli indumenti di Yara si risalì a Guerinoni e di lì a Massimo Bossetti, suo figlio naturale. «Siamo figli – ha detto ancora una volta, l’altro giorno, Laura Letizia – di Giovanni Bossetti. E siamo fieri di esserlo. Noi figli porteremo al collo una catenina con l’immagine di nostro padre».