Albano, titolare sala slot ucciso: "Mio fratello non aveva paura. Omicidio inspiegabile"

Era un tipo molto chiuso parlava poco anche con noi Tempo fa è andato in Cina, si è sposato e ce lo ha detto solo al suo ritorno di ROCCO SARUBBI

Per gli inquirenti l’omicidio di Zhijun Hu potrebbe essere una vendetta nei confronti di qualcun altro

Per gli inquirenti l’omicidio di Zhijun Hu potrebbe essere una vendetta nei confronti di qualcun altro

Albano Sant'Alessandro, 27 aprile 2016 - Fino a tre anni fa Zhijun Hu, il 23enne cinese di Albano S.Alessandro (dove gestiva la sala slot “Las Vegas”) freddato giovedì notte da killer professionisti con due colpi di pistola sparati da distanza ravvicinata ad altezza del cuore, aveva vissuto a Bolzano. Qui suo padre, Changxian Hu gestisce il bar Cristallo, in via Palermo, uno dei punti di ritrovo più frequentati del quartiere Don Bosco. Nel locale lavora anche la sorellastra, Chen Xueying, assieme al marito. La notizia della morte di Zhinjun l’ha raggiunta venerdì mattina, ed è stato uno choc. «Ci ha telefonato la sua socia in affari (la connazionale Wu Binglu) – racconta Chen – spiegando che lui non rispondeva al telefono e che la sala giochi era rimasta aperta e incustodita. Abbiamo subito capito che era successo qualcosa di grave. Io e mio marito ci siamo precipitati ad Albano S.Alessandro, mentre eravamo lì, i carabinieri ci hanno detto che era stato trovato il cadavere di un giovane cinese. Ma ancora non sapevamo che si trattava di mio fratello».

Zhijun era un tipo tranquillo, non aveva nemici, come conferma anche la sorella: «Era molto chiuso, timido, stava quasi sempre da solo. Anche con noi familiari parlava poco. Aveva una moglie in Cina, ma noi non l’abbiamo mai conosciuta. Alcuni anni fa era tornato nella regione dello Hunan, dove siamo nati, e da dove viene tutta la nostra famiglia, per un periodo di vacanza. E al suo ritorno, qui a Bolzano ci aveva detto che si era sposato». Ai familiari Zhijun Hu non aveva mai confidato di avere dei problemi. Anzi, la sala slot “Las Vegas” di via Cavour, ad Albano S.Alessandro, che gestiva con una socia di Padova e un cugino, era tutta la sua vita: apriva la mattina alle 10 e chiudeva a mezzanotte. Non abbandonava mai il locale, tant’è che il più delle volte si preparava da mangiare nella sala giochi, con un fornelletto.

«Non era preoccupato – continua la sorella – per noi è inspiegabile che qualcuno possa averlo ucciso e in quel modo». Sul fronte delle indagini, coordinate dal pm Gianluigi Dettori, questa mattina alle 12.30 al Papa Giovanni XXIII il responsabile dell’Unità di medicina legale, dottor Matteo Marchesi effettuerà l’autopsia che potrebbe fornire altri particolari. I carabinieri del Nucleo investigativo sono ritornati nella sala giochi alla ricerca di nuovi elementi. Il sospetto è che il giovane sia stato eliminato per vendetta nei confronti di qualcun altro. E così si spiegherebbe il ritrovamento del cadavere nel bosco della Valle d’Argon, venerdì mattina, con mani e piedi legati, e con la bocca chiusa da un cerotto.