"Orgoglio meridionale": a Pontida il giorno del raduno / FOTO

Dopo le polemiche, in scena il concerto promosso dai centri sociali napoletani, nella città simbolo della Lega. Bufera sulla cancellazione della scritta "storica" 'Padroni a casa nostra'

Concerto antirazzista a Pontida

Concerto antirazzista a Pontida

Pontida (Bergamo), 22 aprile 2017 - Dopo le polemiche dei giorni scorsi, è giunto il giorno del concerto promosso dai centri sociali napoletani, in programma sul terreno di Rfi. Pontida, la cittadina della bergamasca dove ogni anno la Lega Nord tiene il suo appuntamento più importante, è blindata. Moltissimi gli agenti delle forze dell'ordine (alcuni arrivati anche da Milano). I primi arrivi dei partecipanti già in mattinata. Centinaia di persone hanno raggiunto ordinatamente il prato dove è in programma la manifestazione, dal lato opposto della città rispetto a quello dove si tiene la tradizionale manifestazione leghista, dove oggi alcuni esponenti del Carroccio hanno voluto testimoniare la loro presenza. 

IL FESTIVAL - È stato un bergamasco dal palco a dare il via ufficialmente al 'Festival Antirazzista, Migrante e terrone', come 'reazione' alla visita a Napoli del segretario della Lega Nord Matteo Salvini a Napoli. "Abbiamo vinto la scommessa - ha detto - Noi di Bergamo non ne possiamo più di essere additati come leghisti, noi siamo antirazzisti", ha detto dal palco dove campeggia la scritta 'terroni di tutto il mondo unitevi'. Poi altri interventi e soprattutto canzoni. Dal palco Egidio Giordano, del coordinamento Dema, ha spiegato che "a Napoli ce l'abbiamo messa tutta per non far parlare Salvini perché il razzismo non ha cittadinanza da nessuna parte". Da Napoli sono arrivati tre consiglieri comunali: Rosario Andreozzi, Pietro Rinaldi e Eleonora Di Majo protagonista di un acceso scambio di battute con Salvini. "Non è lui che non ci piace ma le sue idee" ha osservato. Critiche sono arrivate alla manifestazione organizzata a Verona dalla Lega per il 25 aprile sulla legittima difesa.  Dal palco Marta, arrivata da Venezia, ha festeggiato, tra gli applausi, il fatto che "quella scritta indecente 'Padroni a casa nostra' non c'è più". È stata infatti cancellata anche se sarà rimessa lunedì, come ha spiegato su Fb il segretario provinciale della Lega Nord, Daniele Belotti. "L'abbiamo cancellata noi - ha scritto - Non vogliamo concedere l'opportunità di imbrattarla".

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Il muro da dove è stata cancellata la scritta "Padroni a casa nostra" (Ansa)
Il muro da dove è stata cancellata la scritta "Padroni a casa nostra" (Ansa)

L'INNO DEL FESTIVAL- Questo festival ha un inno 'Gente d'ò sud' creato dai 99 Posse e da una serie di artisti che hanno creato insieme anche un cd doppio. Per l'occasione si sono firmati come Terroni uniti. "Con l'arrivo di Salvini a Napoli ho pensato che si dovesse dare una giusta risposta culturale - ha spiegato Massimiliano Jovine dei 99 Posse - una canzone che non fosse contro, ma pro, che raccontasse i migranti, anche i nuovi migranti» «Siamo venuti a portare quello che è Napoli: una città solidale da 50 anni. Non si tratta di dissacrare un luogo della lega perché questo - ha aggiunto Luca Zulù dei 99 posse - è territorio italiano". E sono venuti con un sorriso. Con filosofia hanno preso l'ordinanza del sindaco che ha fatto chiudere negozi, scuole e uffici comunali. "Qualcuno pensava che che arrivassero unni e visigoti ma siamo venuti con un messaggio di fratellanza. In fondo - ha concluso Jovine - è meglio così. Con tutto chiuso anche chi doveva lavorare può venire al concerto". 

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UNA CITTA' BLINDATA - La scaletta della manifestazione prevede tredici interventi di intellettuali sul razzismo (non ci sarà però lo scrittore Maurizio De Giovanni, impegnato a Tempo Libri, a Milano), intervallati dell’esibizione di dieci band, fra cui i gruppi bergamaschi Signor K, Cornoltis, Spin that shit e Caravan Orkestar, fino alle 18.30, quando sono attesi i "Terroni Uniti" con Eugenio Bennato, 99 Posse, Tonino Carotone, ‘Nto e Petrosino. Nel vicino campetto contemporaneamente previsto un torneo di calcetto con venti squadre ad alta componente etnica (con affitto da 300 euro regolarmente pagato al Comune). A ruba le t-shirt con scritto "odio i razzisti", a 10 euro, "terroni del nord", e "terroni a Pontida", vendute a 5 euro. Almeno una decina di gazebo per rifocillare i partecipanti, visto che il sindaco di Pontida, Luigi Carozzi, con un’ordinanza ha deciso di chiudere, dalle 8 alle 24, bar, negozi, scuole, uffici comunali, cimitero e strade del centro. "Speriamo ci sia buona musica. Chiudere tutto mi è sembrato esagerato - hanno raccontato due trentenni del posto -. Hanno chiuso anche la discarica che è aperta solo tre giorni la settimana". Anche Roberto Castelli si è mostrato perplesso di fronte alla decisione del primo cittadino: "Fare così vuol dire rinunciare a priori a diritti costituzionali. Tutti hanno il diritto di manifestare se lo fanno pacificamente" ed è sbagliato che i commercianti siano "obbligati a chiudere. Oggi Pontida è chiusa per chiusura". 

"UNA GIORNATA DI FESTA" - "Sarà solo un concerto, una grande festa per tutti - ha assicurato Claudio Ceruti, del centro sociale Pacì Paciana di Bergamo -. Non vogliamo provocare nessuno e non ci aspettiamo problemi dai leghisti, assicureremo anche un minimo servizio d’ordine". La questura di Bergamo e i carabinieri sono comunque presenti in forze per garantire che non scoppino incidenti. "All’inizio - ha rivelato un esponente del centro sociale Lambretta di Milano - ci avevano proposto un’altra sede, ma Pontida ha un valore simbolico forte, visto che da oltre trenta anni la Lega Nord organizza i suoi raduni sputando odio e veleno sui meridionali e i migranti". A far cambiare idea a Rfi sono stati la Prefettura e la questura di Bergamo, per questioni di ordine pubblico. Rfi ha sottolineato che il no non derivava da "valutazioni sui contenuti": no agli "eventi organizzati da privati, senza regolare contratto che definisca reciproche responsabilità".