Fabrizio Maroni, il libro nel cassetto: «Ho iniziato a scrivere da bambino»

I sogni del terzogenito del governatore lombardo, vincitore al Premio Chiara Giovani

Fabrizio Maroni premiato da Bambi Lazzati

Fabrizio Maroni premiato da Bambi Lazzati

Varese, 25 ottobre 2016 - «Sto cercando di decidere quale strada intraprendere per il futuro: ho sempre scritto fin da quando ero bambino, da piccolo tenevo un giornalino per la mia famiglia e adesso sto cercando di capire quale sia il genere letterario che più mi appartiene».

Fabrizio Maroni si era presentato così nel video allegato alla sua candidatura nella sezione Giovani del Premio Chiara. Il figlio di Roberto Maroni, presidente della Regione Lombardia ed ex ministro, tra i fondatori della Lega Nord, domenica ha vinto con il racconto «Il cartone di latte». Un primo riconoscimento nella carriera di scrittore, sogno nel cassetto di un ragazzo di 19 anni che dopo il diploma sta frequentando il primo anno di università. A decretare la vittoria è stato il voto della giuria di 150 lettori, dopo che la giuria tecnica presieduta dal magistrato-scrittore Giuseppe Battarino aveva effettuato una prima scrematura sui 139 racconti in gara nella sezione Giovani, selezionando 26 finalisti.

Emozionato, Fabrizio Maroni è salito sul palco per ritirare il premio, tra gli applausi degli amici radunati nel centro congressi Ville Ponti di Varese. La famiglia di Roberto Maroni, di Lozza, è sempre rimasta lontana dai riflettori. Oltre a Fabrizio, il Governatore e la moglie Emilia Macchi, conosciuta sui banchi di scuola, hanno altri due figli: la 29enne Chelo, insegnante, e Filippo, 24 anni. Tre giovani che, finora, sono rimasti lontani dal mondo della politica. Per il rampollo di Roberto Maroni, quindi, una passione coltivata fin dall’infanzia per la scrittura.

Nel racconto vincitore del Premio Chiara Giovani narra la storia di una coppia sposata da vent’anni, con il marito che pur di evitare la rottura chiude gli occhi di fronte a un tradimento. Protagoniste due «persone impaurite che, nello sforzo di sopravvivere modellando la vita sulle forme delle proprie paure, rimangono invariabilmente sempre uguali».