Francesco Salvi: "Ecco i nostri giovani registi per raccontare Luino"

Il popolare comico e attore, ideatore del festival del cortometraggio in scena dal 19 al 21 agosto, racconta il suo nuovo progetto nato al Caffè Clerici

Il comico e attore luinese Francesco Salvi

Il comico e attore luinese Francesco Salvi

Luino, (Varese), 19 agosto 2016 - A Luino si nasconde un piccolo grande rifugio di intellettuali simili a “esuli” della cultura al tempo della crisi. Il Caffè Clerici, tanto amato da Piero Chiara, ancora oggi si specchia su porto vecchio e accarezza una città venata di un "mistero di attrazione che fa innamorare di un luogo senza che ci si possa dar ragione del motivo", come lui steso ebbe a dire in una pagina memorabile dell’Avvenire del Verbano nel 1934. È lì che vengono partorite le idee più feconde, come in un gymnasium dell’Antichità classica. Lo sa molto bene Francesco Salvi (nella foto), luinese doc, artista poliedrico e “padrino” di questo laboratorio di cortometraggi in scena da domani a domenica e nato proprio tra quelle quattro mura.

Salvi, lei è un po’ il grande “vate" del festival. Cosa si aspetta?

"Vuole che le dica la verità? Assolutamente nulla".

Come sarebbe?

"La nostra è una manifestazione libera nata da quattro amici al bar, come direbbe Gino Paoli (ride). Fa molto curriculum, ma poca grana. Ed è a disposizione di tutti, per cui avremo grandi cose e prodotti meno esaltanti. Ma facciamo tutto questo con pochissime risorse e senza alcun aiuto. Non è che a Luino importi molto di questo festival. Ed è un peccato, specialmente se pensiamo alla grande batteria di comici e artisti nati qui grazie al Caffè Clerici. Ma non importa, abbiamo molto entusiasmo. E soprattutto, ci aspettiamo che si parli di Luino. Delle sue bellezze, certo, ma anche dei suoi problemi".

Per esempio?

"Per esempio di una certa apatia intellettuale degli ultimi anni. Della quale ci occupiamo nel nostro giornale (Folllia Lacustre, ndr). E della mancanza di attività degne di tal nome. In compenso, si pensa a cementificare".

Crede che possa spuntar fuori qualche talento?

"Forse sì, forse no. Questo festival è un po’ un grande “sfogo” collettivo al quale in molti hanno deciso di partecipare, non è una fabbrica di Oscar locali. E dico anche un’altra cosa".

Prego...

"I premi non saranno mica delle coppe, ma un diploma abbellito da un aggettivo, senza graduatorie. Io sono sempre stato contrario ai premi. Infatti, pur avendoli vinti, non li ho mai ritirati".

Giuseppe Di Matteo