
Il tentativo di violenza filmato dalle telecamere di videosorveglianza; l’aggressore resta indagato
Varese, 14 maggio 2025 – “Vivo nell’ansia e nel terrore, non riesco a dormire. La situazione sta diventando insostenibile, ma questa è la mia casa e non voglio andarmene”. G.F., medico milanese di 51 anni con cittadinanza italiana e svizzera, che lavora in una struttura privata in Canton Ticino.
La paura
Lo scorso 23 novembre ha subito un’aggressione sessuale da parte di un vicino di casa a Castelveccana, nel Varesotto, dove si è trasferita per stare accanto a una figlia con gravi problemi di salute. Si è salvata grazie all’intervento del suo cane e della colf, ma le molestie sarebbero proseguite anche dopo la sua denuncia, perché l’uomo le avrebbe inviato messaggi vocali con altri numeri, fino a un episodio avvenuto pochi giorni fa. “L’ho visto mentre mi spiava dietro una siepe – racconta la donna – e sono rimasta congelata. Chiedo che vengano presi provvedimenti, perché nei suoi confronti non è stata emessa alcuna misura e può aggirarsi indisturbato nei pressi della mia casa”.
L’indagato
La Procura di Varese ha chiuso le indagini preliminari, atto che di solito prelude a una richiesta di rinvio a giudizio. M.L,, un 53enne originario del Marocco e residente da anni nel paese, difeso dall’avvocata Sara Cazzulli, è indagato a piede libero per violenza sessuale perché “compiva atti idonei e non equivoci a costringerla a subire atti sessuali”.
L’aggressione
Quel giorno l’uomo, che arrotonda lo stipendio con alcuni lavori da tuttofare, aveva appuntamento con la donna per aiutarla a installare un robottino per tagliare l’erba. Non si è presentato all’orario stabilito. Poi, alle 15.47, ha bussato alla sua porta ed è scattata la violenza, ripresa dalla telecamera all’ingresso della villa e confermata anche dal racconto della colf.
Il racconto
“All’improvviso mi ha messo le mani addosso e mi ha abbracciata – racconta la donna – mi ha sollevata e ha cercato di trascinarmi verso il garage. Io, che avevo anche un dito fratturato, ero bloccata dalla paura perché aveva con sé anche un cacciavite”.
I filmati
I filmati, acquisiti dai carabinieri, documentano anche l’intervento del pastore tedesco, che ha difeso la padrona. Poi è accorsa anche la colf, e l’uomo ha desistito. La donna si è anche rivolta a un centro antiviolenza e a psichiatri che hanno riscontrato i “sintomi tipici del disturbo post traumatico da stress”.
Nel corso delle indagini, come emerge dagli atti di un procedimento trattato come codice rosso, il pm di Varese Carlo Bray, non ha “proceduto allo stato alla richiesta di misure cautelari” nei confronti dell’uomo “non avendone ritenuto sussistenti i presupposti”.
Il legale
“Mi sembra incredibile che una donna che subisce un tentativo di violenza ampiamente documentato sia lasciata sola dalle istituzioni – spiega il legale della vittima, l’avvocato Piero Porciani –. In un Paese normale questa donna avrebbe diritto di vivere serenamente”.