Malpensa, viaggio nella casa dei fantasmi. Il guardaroba dei clochard in una valigia, la stanza sul pavimento

Incontriamo i senzatetto che vivono nell’aeroporto: da chi ha perso tutto a chi vuole ripartire. La regola? Non dare fastidio. Trenta le presenze stabili nello scalo, novanta le occasionali. Il prefetto: "Li aiuteremo"

Un senzatetto a terra allo scalo di Malpensa

Un senzatetto a terra allo scalo di Malpensa

Malpensa (Varese) – Il guardaroba di Alessandro è racchiuso in una valigia nera. Il suo letto, da sette anni, sono le panche accanto a uno degli ingressi laterali dell’aeroporto di Malpensa, dove ogni sera srotola il suo sacco a pelo. La sveglia suona all’alba, quando lo scalo si ripopola, aprono bar e negozi, gli aerei si alzano in volo scandendo la giornata di chi ha trasformato il Terminal 1 nella propria casa.

"Un tempo avevo un autolavaggio a Legnano, poi tutto è andato a rotoli", racconta Alessandro che, t-shirt bianca e barba curata, potrebbe essere scambiato per uno dei tanti passeggeri in attesa. "Ho fatto i miei sbagli e sono stato sei mesi in carcere – racconta – ho perso la casa, non sono più riuscito a trovare lavoro. Ho 56 anni, da sette anni vivo in aeroporto e ormai mi conoscono tutti. A Natale gli autisti Ncc hanno anche fatto una colletta e mi hanno donato 500 euro. Non riuscivo a crederci".

Alessandro è uno dei “fantasmi“ che vivono a Malpensa, presenze che si confondono nella folla frettolosa di passeggeri in movimento per turismo o lavoro. Hanno scelto lo scalo perché possono trovare servizi igienici, riparo dalle intemperie e cibo, ma anche una relativa sicurezza rispetto alla giungla di strade e stazioni. Ognuno ha la sua "stanza", un fazzoletto di pavimento scelto come giaciglio.

Davanti alla cappella, a pochi passi dall’area check-in affollata di vacanzieri diretti sul mar Rosso, un giovane dorme usando come coperta un pannello. Un altro senzatetto, anziano, cammina a fatica, appoggiandosi a un carrello portabagagli dove ha riposto i suoi averi. Qualcuno dorme all’aperto, vicino ai parcheggi, mentre altri si rifugiano in un angolo nascosto nei pressi delle agenzie di noleggio auto.

La regola non scritta è quella di non infastidire chi lavora in aeroporto. Regola violata a marzo, quando l’aggressione subita da una addetta alle pulizie è stata seguita da una serie di Daspo nei confronti di clochard, allontanati dallo scalo. Secondo i dati della Croce Rossa, sul tavolo della Prefettura di Varese, sono una trentina i senzatetto che dormono stabilmente a Malpensa. Arrivano a 90 considerando anche gli "occasionali", con il picco invernale e un aumento di giovani, italiani e stranieri.

"Convocheremo un incontro, che si terrà probabilmente a giugno, per monitorare il fenomeno e individuare soluzioni per assistere queste persone", spiega il prefetto di Varese, Salvatore Pasquariello. All’incontro dovrebbero partecipare Sea, Enac, i Comuni dell’area, le forze dell’ordine (Polizia di frontiera, carabinieri, Gdf e Polizia locale), Croce Rossa, Caritas, Fondazione Arca e anche la direzione Solidarietà sociale della Regione. "La nostra volontà è quella di unire le competenze e studiare interventi efficaci – prosegue il prefetto – esprimo intanto gratitudine al Comitato di Gallarate della Cri, che sta già operando da tempo con i suoi volontari".

Grazie ai volontari, all’inizio dell’anno una ragazza incinta è stata indirizzata all’ospedale di Gallarate, dove ha potuto partorire in sicurezza. Un’altra senzatetto, dopo anni, è riuscita a trovare una casa nel Varesotto. Di mattina alcuni si spostano a Milano in treno, anche per svolgere lavori occasionali. Un gruppo, sempre in treno, raggiunge Varese per pranzare e fare una doccia nel centro diurno Il Viandante in via Bainsizza.

"Sono aumentati gli italiani senza fissa dimora, anche giovanissimi con famiglie disgregate – spiega la presidente, Maria Rosa Sabella, una vita spesa con i più fragili –. Tanti problemi sono collegati tra loro, come alcolismo e tossicodipendenza, gioco d’azzardo, perdita del lavoro, disagio psichico. Ogni giorno assistiamo 35-40 persone, tra cui 6 che dormono a Malpensa". C’è anche chi è approdato in aeroporto per scelta, dopo aver lasciato lavoro e famiglia. Vite che hanno perso la rotta. Nel centro diurno incontriamo Elena, nome di fantasia, arrivata dalla Romania "quando c’era ancora la lira".

È una badante 50enne che, nei “buchi“ tra una sostituzione e l’altra, dorme nello scalo. "Da quando ho ricevuto il Daspo trascorro le notti nelle stazioni – racconta – evitando quelle più grandi perché una donna rischia di fare una brutta fine. So che non è bello vedere persone come noi in un aeroporto internazionale, ma non abbiamo un altro posto. Tra pochi giorni inizierò un lavoro a Milano, con la speranza di trovare una sistemazione". Mario, sulla sessantina, i capelli raccolti in un codino, mostra due multe da 100 euro ricevute a Malpensa.

"Non ho niente e non posso pagarle – spiega –. Ho tagliato i ponti con la mia famiglia, mi accusavano di bere e giocare ma non era vero". Un altro ospite, operaio in una ditta, dorme in auto da quando si è separato dalla moglie. Unendo le solitudini, a Malpensa sono nate anche storie d’amore, come quella tra Attilio e Dolores, due clochard che a settembre si sono sposati. Ora hanno trovato una casa, seppur minuscola, e stanno lottando per costruirsi una nuova vita.