Carcassa di lupo ritrovata a Buguggiate: "L'uomo e questi animali possono convivere"

L'opinione del professor Martinoli (Insubria)

Un esemplare di lupo

Un esemplare di lupo

Varese, 9 aprile 2019 - La notizia del ritrovamento della carcassa di un canide lungo la Provinciale 1 a Buguggiate, su cui sono in corso accertamenti per verificare se si tratti di un lupo ha destato curiosità ma anche preoccupazione. Il presidente di Confagricoltura Giacomo Brusa, in occasione dell’assemblea del sodalizio, ha parlato di una possibile emergenza che si potrebbe verificare con il ritorno del lupo alle nostre latitudini. Un allarme che ha aperto un dibattito sulla convivenza tra l’uomo, le sue attività e la fauna selvatica. «È una problematica che può essere risolta – spiega il professore Adriano Martinoli, docente di Zoologia e Conservazione della fauna all’Insubria - In Piemonte, la prima regione alpina in cui si è consolidata la presenza del lupo in arrivo dagli Appennini sono state attuate una serie di sperimentazioni che hanno avuto buoni risultati». La soluzione dunque è la collaborazione tra gli enti per trovare le risposte attraverso una serie di accorgimenti.

Circa l’allevamento a pascolo nelle aree di montagna una delle più semplici contromisure alla presenza di lupi è, per esempio, l’inserimento nel gregge di cani da guardia, con razze come il pastore abruzzese. L’uso di recinzioni elettriche oppure l’alloggiamento nelle ore notturne del bestiame in stalli protetti possono essere altri modi per evitare brutte sorprese. Non ci sono poi pericoli concreti per l’uomo. «Il lupo è un predatore e quindi non va sottovalutato – dice Martinoli – ma si tratta di un animale che per indole dopo secoli di stermini da parte dell’uomo ha imparato a temerci e a stare alla larga da noi». Il lupo infatti era quasi scomparso solo qualche decennio fa: negli anni ’70 era a rischio estinzione e in Italia se ne contava solo un centinaio di esemplari. Con l’operazione “San Francesco” partì una strategia di conservazione che ha permesso di salvare la specie. La popolazione nella nostra penisola oggi viene stimata intorno alle 1.500 unità. Proprio l’aumento dei capi è uno dei motivi per cui si registrano ultimamente alcuni casi di presenza in territori prima non toccati, come potrebbe essere avvenuto a Buguggiate. Tra gli esemplari più giovani, tra uno e due anni di età, si verifica il fenomeno della dispersione, con animali ancora privi di esperienza che si muovono cercando nuovi territori da colonizzare e si ritrovano in zone inesplorate che non conoscono.

Un'altra ragione alla base degli spostamenti è la presenza di corridoi ecologici, aree a elevata naturalità come il parco del Ticino ma anche zone verdi che rendono più “permeabile” il tessuto urbano. L’ultima presenza accertata di lupi nel Varesotto risale a metà Ottocento: intorno al 1844 fu registrata l’ultima riproduzione di una coppia nel territorio di Ganna. «Neanche i nostri nonni lo ricordano – commenta il professor Martinoli – ed è comprensibile che l’arrivo di una nuova specie possa spaventare, ma abbiamo tutte le conoscenze e i mezzi per gestire una convivenza pacifica». E il progetto WolfAlps, a cui ha partecipato l’Insubria, ha affrontato proprio questa tematica.