Varese: pacchetto "all inclusive" per ottenere la pensione. Scoperti 32 falsi invalidi

L'inchiesta della Guardia di finanza: sette indagati, fra loro anche due medici

Guardia di finanza (Archivio)

Guardia di finanza (Archivio)

Un pacchetto "all inclusive", come è stato definito dagli investigatori, per garantire la pensione d'invalidità a chi, invece, stava benissimo. O, comunque, non presentava handicap sufficienti a incassare contributi. La guardia di finanza di Varese ha scoperto una presunta organizzazione accusata di aver assistito, dietro pagamento, 32 persone nella loro richiesta di benefici previdenziali a fronte di invalidità e handicap del tutto o in parte inventati. Sono sette le persone indagate. Le accuse nei loro confronti sono associazione per delinquere, corruzione e truffa ai danni dello Stato. 

L'indagine

L'inchiesta dei militari del Gruppo di Varese è partita nel gennaio del 2019. Gli investigatori hanno accertato che, a fronte del pagamento di una somma tra i 5.000 e 8.000 euro per ciascun "paziente", l’organizzazione era in grado di fornire un servizio completo. C'era chi assisteva l'aspirante invalido nella presentazione della domanda, chi lo metteva in contatto con specialisti compiacenti e chi lo accompagnava di fronte alle commissioni valutatrici per l'esame finale.  

Al paziente venivano anche consegnati certificati medici in cui erano annotate diagnosi e altre informazioni mediche che enfatizzavano le presunte menomazioni, descrivendole come patologie con gravi ripercussioni sulla vita lavorativa ma anche sulle relazioni e i rapporti sociali di chi faceva richiesta dell'assegno. Questi certificati venivano stilati senza alcuna visita e venivano acclusi alle cartelle cliniche, così da esibirli alla commissione valutatrice dell'Ats e, in caso di revisione della pratica, a quella dell'Inps, andando di fatto a "istradare" il giudizio dei commissari.

Il fronte Inps

Dagli accertamenti effettuati all'Inps è stato anche riscontrato che due medici convenzionati accusati di far parte dell’associazione criminale, procedevano, autonomamente, a istituire, solo sulla carta, false commissioni Inps di valutazione, senza che gli altri componenti, spesso loro colleghi, ne fossero al corrente. In seguito, riportando gli esiti di malattie e menomazioni permanenti o croniche inventate, avrebbero avviato telematicamente la procedura per il conseguimento dell'assegno previdenziale. 

I fiorenti affari dell'organizzazione sarebbero andati oltre i confini del Varesotto. L'inchiesta, infatti, ha rivelato come alcuni dei falsi invalidi risiedessero fuori regione ma, per consentire loro di godere della pratica "aggiustata", fossero ospitati temporaneamente in provincia da presunti complici compiacenti. Il giro delle tangenti incassate ammonterebbe a circa 400mila euro, mentre i benefici illegalmente percepiti da 39 persone (32 dei quali sono definibili come falsi invalidi) raggiungerebbero quota 600mila euro.