Saronno, morti sospette in corsia. "Gioco" del silenzio in difesa

Cazzaniga medita sul caso, Taroni si dispera per i figli

10 - Morti sospette in ospedale a Saronno

10 - Morti sospette in ospedale a Saronno

Saronno, 16 dicembre 2016 - Il silenzio e la calma rispetto alle atrocità che le sono contestate da un lato, il tentativo di spiegare le proprie azioni nel primo colloquio dopo l’arresto e poi un cambio di strategia, dall’altro. Questi i due approcci difensivi scelti dal Laura Taroni e Leonardo Cazzaniga, la coppia arrestata due settimane fa con accuse pesantissime; lei, infermiera quarantenne, di aver avvelenato fino alla morte il marito con la complicità del suo allora amante e medico, lui di aver posto fine volontariamente alla vita di quattro pazienti in corsia, al pronto soccorso di Saronno dove lavorava come viceprimario. Nel prosieguo di giorni caldi in Procura a Busto Arsizio, mentre i titolari del fascicolo d’indagine per morti sospette in corsia (il procuratore capo Gianluigi Fontana e la sua sostituta Maria Cristina Ria) continuano a lavorare per far luce sulla vicenda, portando anche avanti gli interrogatori degli altri indagati (i medici accusati di aver «insabbiato»), si delineano sempre di più le difese dei due principali indagati, Taroni e Cazzaniga.

La donna, mamma di due bambini, da quando è stata ristretta nel carcere di Como non fa altro che chiedere dei suoi figli, affidati a una comunità protetta. Il suo avvocato difensore, Monica Alberti, fin da subito si è adoperata per tutelare al massimo la sua assistita e i due minori, dalla furia della rete. Per questa ragione ha chiesto ed ottenuto l’oscuramento della sua pagina Facebook, sulla quale erano comparsi migliaia di insulti ed erano visibili anche le fotografie dei due minori. Avvalsasi della facoltà di non rispondere durante il suo interrogatorio di garanzia, Taroni è stata poi visitata in carcere da uno specialista. Allo stato attuale, nessuna altra decisione riguardo nuove mosse è stata presa dal suo difensore.

Cazzaniga, inizialmente difeso dall’avvocato d’ufficio Enza Mollica, durante il primo interrogatorio davanti agli inquirenti aveva dichiarato di aver agito «per alleviare, sofferenze, non per uccidere». Trascorsi alcuni giorni, però, ha deciso di cambiare legale, affidandosi all’avvocato di fiducia Ennio Buffoli, del foro di Brescia. Il legale non ha ancora preso una decisione sull’opportunità di far risentire il suo assistito, dichiarando di «voler leggere con calma le carte», prima di ogni valutazione.