Saronno, l’aggressione mortale: un arresto spezza l’omertà

Fermato un 51enne grazie alle telecamere. Dall’indagine è emerso che sulla rissa, nonostante i molti testimoni, è scesa una cortina di silenzio

Saronno: i carabinieri in via Varese, sul luogo dell’aggressione

Saronno: i carabinieri in via Varese, sul luogo dell’aggressione

Saronno (Varese) -  Contraddizioni negli interrogatori, cortina omertosa, silenzi imbarazzanti. Sono stati questi i motivi dominanti della vicenda collegata alla morte di Francesco Costa, il 55enne di Saronno che è deceduto lo scorso 10 gennaio dopo due giorni di agonia all’ospedale di Legnano. Prima di essere soccorso dai sanitari del 118, l’uomo aveva spiegato di essere stato vittima di un aggressione, poi era entrato in coma a causa di subentrate complicazioni. 

Gli inquirenti sono partiti da lì per cercare in zona l’autore materiale dell’aggressione, scontrandosi però con la dura realtà del quartiere: silenzi ed omertà, nonostante l’omicidio sia stato consumato nella serata di sabato in una zona semicentrale con diverse persone presenti. I carabinieri hanno così scavato nella vita di Costa, trovando anche l’amico che era con lui mentre si consumava la rissa, innescata per futili motivi. Di fatto , si tratterebbe di una parola di troppo detta ad alta voce all’interno di un bar di zona, probabilmente il luogo sbagliato dove comportarsi in quel modo strafottente. 

Costa , piccoli precedenti per lui, era entrato per consumare qualcosa insieme all’amico, ma aveva alzato troppo la voce, per poi perdere la pazienza nei confronti di una ragazza che aveva mal digerito il comportamento dell’uomo e del suo amico. Successivamente sono volati quindi gli insulti, urlati ai quattro venti e sentiti da avventori e passanti, hanno ferito nell’orgoglio la ragazza, tanto da far intervenire il padre dell’aggredita, un 51enne con piccoli precedenti, residente a Saronno.

Le indagini dei carabinieri sono state condotte in un clima di assoluta mancanza di collaborazione da parte di tutti: passanti, eventuali testimoni, amici e conoscenti. Da una sommaria ed iniziale indagine è emerso che numerose persone avevano assistito alla rissa, ma non è stato possibile avvalersi di alcuna spontanea testimonianza diretta. Così è partito un minuzioso lavoro di ricostruzione basato su acquisizioni video. 

Esiste infatti una ripresa che da lontano ha inquadrato la scena della rissa e la caduta letale del Costa che avrebbe picchiato la testa dopo uno spintone. Inoltre i carabinieri hanno sottolineato le continue contraddizioni di alcune persone presenti. Una versione differiva completamente dall’altra, quindi l’ascolto dei testimoni non si è rivelato particolarmente utile. Tanto che il comandante della locale stazione ha parlato di dichiarazioni assolutamente fuorviantiPoi i militari hanno potuto ricostruire gli spostamenti dei protagonisti della vicenda attraverso localizzazioni telefoniche e satellitari. In pochi giorni il lavoro certosino della caserma di Saronno ha consentito ai militari di chiudere il cerchio e di fornire alla Procura della Repubblica di Busto Arsizio il quadro probatorio che ha portato ad indagare l’uomo per omicidio preterintenzionale. Una brutta pagina di cronaca, scritta in un quartiere difficile, fra persone che si sono girate altrove e che sono poi scomparse all’arrivo dei soccorsi, amici compresi. Non fosse stato per le ultime parole pronunciate dal Costa, staremmo parlando di un incidente.